La via del Calice alla Torre Innerkofler è una delle grandi classiche di VI grado in Dolomiti. Esposta a sud può essere salita per gran parte dell’anno, le soste lungo la via sono attrezzate anche per una discesa a corde doppie (due mezze da 60 metri sono in questo caso indispensabili). La prima volta, una giornata fredda come nella ripetizione di quest’estate, ero con un mio amico e compagno di corso guide, Evaristo (ciao Cisto!). Arrivati al terzo tiro, ci siamo calati che Cisto non si sentiva in piena forma e mi aveva chiesto di salire quel tiro. Un discreto bastone, ricordo come fosse ieri un incastro di piede in alto, e poi giù con un paio di doppie. Qualche anno dopo ci sono tornato sotto esame insieme a Gianni Bisson e i miei compagni di corso , quella volta l’abbiamo salita fino al termine delle difficoltà, optando per la discesa in doppia lungo la via.

Via del Calice, Torre Innerkofler. Con Gianni Bisson, corso guide 2008.

Sono stato due volte in cima alla Torre Innerkofler, ai ripetitori consiglio questa opzione, un pò perché mi piace sempre salire in vetta, ma soprattutto per una cultura personale e per conoscere meglio la montagna nel suo complesso. A questo proposito, la discesa lungo la via normale non è banale, la prima parte si scende in conserva corta, il percorso è ben segnalato da ometti, è ripido e con parecchio detrito. I salti più ripidi si possono sempre disarrampicare, gli ancoraggi per una breve calata sono comunque presenti. Scesi lungo la prima parte (meno di 200 metri) si raggiunge un evidente canalone (cominciano ad esserci ometti un pò dappertutto, viste le diverse vie di misto presenti), consiglio di prenderlo e seguirlo fino alla fine, abbandonando la normale vera e propria. Le soste di calata sono attrezzate con chiodi, clessidre, qualche spit, una corda da 60 metri è sufficiente. L’ultima doppia di 60 metri (o due da 30m) deposita già sul lato sud del canalone Moppo, una cinquantina di metri di dislivello sotto la forcella.

La relazione in Internet del sito Orme Verticali (PDF) è corretta, il tiro 8 e 9 si possono unire allungando le protezioni, e non aggiungendone troppe. Interessante notare che nel tiro 9 della relazione si sale a destra, invece al tempo della mia ripetizione del 2008 durante il corso guide si saliva a sinistra. Ci sono chiodi e magnesite in entrambe le soluzioni, le difficoltà sono le stesse (direi, a memoria).

Io mentre salgo assicurato dal Biss il tiro 9 a sinistra, appena di fianco alla frana. Corso Guide 2008. 

La Via del Cuore (di Gio Pilli)

Che i tuoi piedi e le tue mani possano portarti dove il tuo cuore batte più forte.

Via del Calice, Torre Innerkofler.

Circa 6 anni fa comprai una delle mie prime guide di arrampicata in Val Gardena di Maurizio Bernardi. Sfogliandola e iniziando un poa sognare, capito sulla pagina di una parete dolomitica semi perfetta. Totalmente verticale, di un giallo sfavillante e spaccata a metà da un profondo camino. La torre Innerkofler, nel gruppo del Sassolungo, la considero un potimida. Si nasconde un po dalla strada del passo Sella, cosicché chi voglia ammirarne la parete sud in tutta la sua imponenza deve fare un pochino di strada su sentiero. Onestamente la strada non è molta, 45 minuti al massimo, ma già quella poca distanza è sufficiente a scoraggiare la maggioranza dei turisti in cerca di panorami facili a pochi minuti dalla strada oppure al massimo raggiungibili con una seggiovia o funivia. La meravigliosa e imponente parte gialla della Torre Innerkofler viene pertanto lasciata da parte e per chi si avventura da quelle parti si ritrova in un ambiente selvaggio a pochi passi dalla civiltà. La Torre Innerkofler è famosa per numerose vie ma il libro di Bernardi ne riporta una in particolare: la via del Calice. Il nome mi colpì immediatamente quasi fosse un omaggio al Divino. La via taglia la parete a sinistra del profondo camino lungo una linea quasi a goccia dacqua e nei brevi tratti di traversata a destra o sinistra segue i punti deboli di un pilastro che assomiglia se ammirato da lontano proprio ad un calice. Da qui il nome della via. Chiesi informazioni ad Alberto che sorrise e disse: “Lho fatta allesame del corso guide. Bellissima, ma per il momento dimenticatela perché è veramente troppo difficile per te. Affermazione verissima ai tempi perché a mala pena scalavo sul IV grado e a fatica. Così quella via rimase una linea su una foto su un libro.

Via del Calice, Torre Innerkofler.

Eppure anno dopo anno tutte per volte che aprivo la guida di Bernardi capitavo inesorabilmente su quella pagina. E la mia fantasia volava…”certo sarebbe bello, certo dovrei migliorare parecchio” erano le risposte. E in più questa Torre Innerkofler proprio non lho mai vista. La via del Calice fu aperta nel 1977 da Graziano Maffei e Giuliano Stenghel. Per entrambi questi alpinisti di Rovereto si  potrebbero scrivere molte pagine e la loro eredità sta nelle tantissime vie aperte da ciascuno. La loro etica di scalata è quella dellalpinismo classico che più classico non si può. Portando avanti la torcia dei grandi alpinisti delle generazioni precedenti (Comici, Cassin, Solda, Messner), Graziano e Giuliano aprirono una via sulla Torre Innerkofler che è sicuramente un emblema dellalpinismo classico, una linea mai forzata ma dettata dalla parete, e allo stesso tempo con un numero di chiodi e protezioni strettamente necessario. L’8 luglio è una giornata splendida ma lo zero termico che nei precedenti giorni era fermamente rimasto sopra i 4000 ora è sceso a 3200. Un vento gelido ci accoglie al passo Sella. Al passo incontriamo Marco e Alice che viste le temperature avevano abbandonato lidea della Comici al Salame e stavano ripiegando sulla calda parete del Piz Ciavazes. “Dove andate?” ci chiedono “Alla Torre Innerkofler, abbiamo una missione da compiererisponde senza esitazioni Alberto. E così ci si avvia per il sentiero che via via diventa sempre più deserto e selvaggio. Il vento mi fa battere un poi denti ma cerco di camminare veloce senza pensarci troppo per scaldarmi. So cosa mi aspetta. La parete nonostante lorientamento a sud è ancora in ombra e la roccia al tatto è bella fredda. Arrivati alla base Alberto parte veloce sulle rocce facili dello zoccolo. Parto anche io e tocco la rocciagelida. Soffio ripetutamente sulle mie dita per scaldarle perché so che dal tiro successivo incominciano le legnate. Il terzo tiro è uno dei tiri chiave della via e ti da una sonora svegliata. Con la roccia fredda bisogna concentrarsi ancora di più. E’ un bellissimo diedro che termina con una fessura strapiombante. Il passo chiave si risolve con un incastro di mano e piede, onestamente tecniche di salita su cui devo ancora migliorare. Nonostante un podi lotta riesco a passare pulito e in libera anche io. La via prosegue rimanendo sul V anche sostenuto con qualche passaggio delicato obliquando a destra verso il camino Rizzi. Arriviamo appena a destra del camino e una forte folata di aria gelida ci avvolge. Quanto è buio e profondo quel camino! Alberto mi incomincia a parlare della via Rizzi aperta nel 1908, che si snoda allinterno del suddetto camino. Ivo Rabanser la descrive come una delle vie più affascinanti delle Dolomiti orientali. Quasi per istinto io rispondo ad Alberto che li dentro non ci vado ne oggi ne mai e per quella via deve trovarsi un altro compagno o cliente. Va bene soffrire un poma buttarsi in un camino freddo e buio oggi mi sembra troppo. E poi quel posto mi inquieta.

Via del Calice, Torre Innerkofler.

Alberto arrampica sicuro e finalmente il sole invade la parete ed entrambi ci sentiamo improvvisamente rigenerati. È incredibile come un raggio di sole dia una forza improvvisa che non credevi di avere. Arrampico felice e mi sento in sintonia con la parete. Sento che questa via è alla mia portata e lo stile di arrampicata mi piace. Arriviamo ancora a due tiri di VI grado in cui in una parte è franata e richiede attenzione e furbizia. Alberto decide di unire i due tiri in uno singolo, lunghissimo. Il tiro ha protezioni lunghe e Alberto fa dei bei run out in sezioni difficili e delicate. Lo seguo, passo la franetta – ora una bella fessura strapiombante da affrontare in layback in parte. Tutto estremamente atletico e divertente. Arrivo in sosta e sono estremamente soddisfatto. Siamo verso gli ultimi tiri con un bel camino a cui fa seguito il tiro più difficile di VI+ con passaggio A0. Alberto arrampica arriva al passaggio chiave – c’è da mettersi bene e mi grida non è difficile. Arrivo anche io a quel passaggio dove è appeso un bel cordone per A0. Ecco che la tentazione si fa estremamente forte. Tiro o non tiro. “Non tirare e pensa” mi dico, ma la mia mente di replica su dai un tirello e via cosa sarà mai…”. Alla fine vince la tentazione di tirare e mungo il cordone felice ma.non riesco a mettermi bene – il culo mi rimane in fuori e scivolo 3 volte. Mai farsi tentarepeccato perché fino a quel momento era andato tutto liscio e tutto senza tirare o mungere. Arrivo in sosta e Alberto giustamente mi tira le orecchie per essere caduto in tentazione da cordone. Me le avrebbero tirare anche gli apritori della via, forse. A questo punto Alberto mi rivolge una domanda semi retorica. La via termina qui, la parete è finita. Ci si può calare sulla via o andare in vetta per un canale terminale su roccette di II grado per 80 metri circa di dislivello. Cosa facciamo?. Si va ovviamente in cima da dove si gode un panorama stupendo sulla Marmolada, il gruppo del Sassolungo e in lontananza lo Spigolo Nord del l’Agner, quello spigolo che la settimana prima ci aveva dato filo da torcere.

Via del Calice, Torre Innerkofler.

Complessivamente la via del Calice mi ha ricordato in chiave moderna la più celebrata via di Comici al Salame. Forse le difficoltà su passi singoli sono superiori sulla via del Calice ma per impegno e continuità si assomigliano. In questo Graziano e Giuliano hanno aperto una via in vero stile Comici: severa ed atletica. In una intervista, Giuliano chiude cosi: ci si arrampica con le mani, ma la mente ti fa superare le difficoltà e infine il cuore e la passione è quella che ti spinge verso lalto. E di cuore e passione sulla via del Calice ne puoi trovare tanto.