L’altro giorno, salendo verso l’attacco della normale alla cima Piccola di Lavaredo, ancora una volta ho alzato lo sguardo verso quello scudo giallo tagliato in obliquo da una fessura. Una linea debole su un muro strapiombante e probabilmente non così solido dove da diversi anni ci sono itinerari moderni di alta difficoltà, con o senza spit. La linea classica, potente e impressionante, segue proprio quella fessura, è del 1955. La “Egger-Sauscheck”. Lo stesso Toni Egger che nel 1959 scomparve con la sua macchina fotografica durante la mitica salita del Cerro Torre insieme a Cesare Maestri.
Devo ringraziare il mio amico e collega, il grande Mauro Valmassoi, che ha risvegliato il ricordo della mia salita alla Egger alla Cima Piccola insieme a GioPilli nell’estate del 2021. Avessi chiamato subito lui quella volta per avere un parere…lui che l’ha salita 24 volte! Son rientrato a casa pure con un aneddoto, ovvero che la Egger-Sauscheck alla Piccola è stata in pratica risolta da un giovane Alziro Molin fino ai tetti (la parte più impegnativa), poi Francesco Mazzetta del Rifugio Lavaredo “spifferò” la cosa a Toni Egger, uno degli scalatori del momento, suggerendogli di correre a finire la via, e prendersi le glorie.
Ma andiamo con ordine.

Egger -Sauscheck, Cima Piccola di Lavaredo. La foto che ritrae Hans Kammerlander in solitaria lungo la via nel 1978, presa dal suo libro “Discesa al successo”.

Mi sembra di ricordare che la prima volta in cui sentii parlare della Egger alla Cima Piccola fu leggendo il libro di Hans Kammerlander “Discesa al Successo”, dove racconta della sua salita solitaria slegato nel 1978, immortalata da un alpinista tedesco che per caso l’ha visto dalla Cima Grande.
Le informazioni che ho collezionato negli anni a venire, in particolare dopo esser diventato guida alpina, non sono state delle migliori. Ricordo un post su Facebook in cui una guida dopo aver fatto i primi tiri disse che “E’ tutto marcio, è franato, ci siamo calati”. Tra i tanti pareri dissuadenti, il più originale forse, è stato quello di amici colleghi di Sesto. Alcuni erano d’accordo col fatto che arrivati alla grande lama, dandogli un bel colpo, quella suonasse come una campana..e chissà per quanti anni ancora sarebbe rimasta su.
Ora una persona normale lascerebbe definitivamente perdere la pratica, e invece son questi dettagli che mi motivano ad andare a vedere. Come dice Jean, un mio cliente storico, ho sempre “le mie vittime” per i miei esperimenti, e nessuno sarebbe stato più perfetto del grande GioPilli, che negli anni aveva anche lui maturato la curiosità in materia.
Non pensate che sia un aspirante suicida che ama mettersi nei casini, le informazioni più importanti sono ben andato a cercarmele. Due son state le cose che mi hanno convinto definitivamente ad andarci. Un post su un sito di un collega tedesco in cui racconta della sua ripetizione (che linka anche una relazione su Bergsteigen), e poi la ripetizione in solitaria slegato di Simon Gietl di qualche anno fa per le riprese del film su Hans Kammerlander. Gli ho pure mandato un messaggio a Simon, e la sua risposta è stata “se al tuo ospite (cliente) piacciono le salite alpine, vedrai che si divertirà”.
Non ultimo, nella bibbia del Bernardi c’è pure la relazione della Egger alla Cima Piccola, che nel complesso è anche corretta. Chiodi dove servono, soste anche con spit. Tutto molto incoraggiante!
Così arriviamo al luglio del 2021, una bellissima mattinata in cui ci avviciniamo senza fretta verso il nostro obiettivo, sicuri di non trovare concorrenza alla base della parete.

Egger -Sauscheck, Cima Piccola di Lavaredo. Il tiro del diedro fessurato sotto il tetto.

Il primo tiro di corda, lungo una facile rampa grigia, è il giusto benvenuto per questa avventura. La roccia è buona ma possibilità di protezioni quasi assente. Il secondo tiro è il vero filtro, per raggiungere la impegnativa fessura orizzontale chiodata bisogna passare attraverso della roccia tutt’altro che rassicurante. Il tratto il libera non è estremo (VI+), ben chiodato, bisogna avere la giusta dose di self control per non appendersi. Le prossime due lunghezze sono facili, su roccia buona, portano alla base del diedro fessurato, spesso bagnato, chiuso da un tetto. E’ veramente un bel tiro, alpino, ben chiodato e non difficile, la roccia è buona, nonostante dalle foto sembra di passare in mezzo ad un castello di carta. Si arriva così alla base della grande lama.
Ci si muove sempre con attenzione, anche se la roccia è ripulita dai passaggi, c’è solo un tratto di pochi metri dove bisogna veramente prestare un pò di attenzione, poco prima della sosta, dove si supera una fascia interessata anni fa da una piccola frana.

Egger -Sauscheck, Cima Piccola di Lavaredo. Salendo la lama caratteristica. GioPilli sotto il tratto delicato.

Il tiro seguente me lo ricordo come una fessura camino un pochino scorbutica, ah si, era abbastanza schittata (io odio il guano degli uccelli sulle vie!) e poi una famiglia di gracchi non era così contenta della nostra presenza…eravamo ospiti sgraditi a casa loro. L’ultimo tiro prima di raggiungere la comoda cengia alla fine delle difficoltà presenta ancora una arrampicata in camino da manuale, dove ci si muove con tecnica (un chiodo lungo aiuta a tirarsi in caso di difficoltà). Noi siamo passati all’esterno, penso di aver visto un video su Instagram l’anno scorso di una cordata francese che è riuscita a strisciare e passare attraverso il buco nero sotto la sosta.

Cima Piccola di Lavaredo. Il tracciato del Camino Zsigmondy a sinistra, a destra l’originale Camino Innerkofler.

Ancora tre lunghezze più facili, fino al V grado su bella roccia, e si arriva sotto l’anticima della Piccola.
Eravamo già arrivati a quel punto con GioPilli qualche anno prima, dopo aver salito lo Spigolo Giallo, e senza perdere altro tempo ci eravamo calati lungo la pista delle doppie. Questa volta no, volevo andare in cima, anche per far riprovare il camino Zsigmondy a Gio (il camino Zigulì come lo chiama lui), che l’aveva distrutto psicofisicamente ai suoi esordi, quando insieme salimmo la Normale.

GioPilli sul Camino Zsigmondy, Cima Piccola di Lavaredo.

Il racconto è finito, che altro aggiungere? Che sono rimasto un pò deluso dal fatto che la lama non suona come una campana, ma la via, quella è stata all’altezza delle aspettative. Mi è piaciuta molto, ha sicuramente un carattere alpino e di avventura rispetto allo Spigolo Giallo, ma le difficoltà non sono così diverse, tanto da considerarla una valida alternativa in caso di grande traffico (con la coscienza di non salire un itinerario preconfezionato). Le soste sono ben attrezzate anche con qualche chiodo nuovo, e già collegati. Sono sufficienti 10 rinvii, una serie di friends fino al 2 e cordini. Mi sento di consigliare la Egger a chi è attirato dalle linee alpine. Una salita, per questi, da non perdere.