E’ e sarà difficile dimenticare una settimana praticamente perfetta, insieme a Will e Co. La condizione indispensabile del nostro programma era che ci fosse una buona dose di avventura. Il resto potevo deciderlo io, loro mi avrebbero seguito, fosse stato freeride, sci alpinismo, sci in spalla, tanta o poca fatica, tutto per trovare una discesa possibilmente bella e ripida. Ci siamo scaldati le gambe il primo giorno sul Sella, con una traversata classica del gruppo passando per il Vallon de Pisciadù, la forcella del Lago e giù in Val Culea. Il secondo step è stato sul Vallon, un altro canalino molto ripido e stretto, dove si fa un bell’uso della corda quest’anno. Sulla salita al Canale Kostner alla Torre Runggaldier ho ritrovato una mia fettuccia, seminascosta dalla neve stranamente più abbondante quest’inverno rispetto a quello scorso, su una piccola clessidra che insieme a Dan e Janine avevamo usato per superare un ginocchio ghiacciato. E’ stata poi la volta di un giro più tranquillo a Cortina d’Ampezzo, prima su Ra Ola e poi sulla Candela di Ra Zestes, dove la neve un pò bollente ci ha costretti ad una discesa piuttosto spedita.

Vallon.

Vallon.

Dopo due anni ho rimesso piedi e sci sul gruppo del Puez, che l’anno scorso non ho mai visitato per l’assenza di un bel fondo, e la nostra visita è stata delle migliori. Sfruttando una giornata fredda e ventosa, siamo saliti in tutta calma dalla valle della Stella Alpina a Colfosco, abbiamo attraversato l’altipiano del Puez fino alla Cima Est, da dove parte un canale splendido e ripido a pochi passi dalla cima, una picchiata verticale giù in valle di Longiarù.
L’ultimo giorno, prima di chiudere in bellezza con la classica discesa di sci ripido del Pordoi per il Canale Holzer (a dieci anni dalla mia prima volta), insieme abbiamo sciato il canale Nord della Mesolina, che da anni guardavo dalla seggiovia del Sas dla Vedla ad Arabba prima del Passo Padon, sicuramente già sceso da qualcuno, ma che ha riservato per noi una bella avventura esplorativa. Mai avrei voluto salirlo dal basso, con tutte quelle seggiovie intorno la pigrizia è al top. Scendendo dalla Marmolada spesso buttavo un occhio e studiavo una possibilità di salire da Sud con meno fatica, finché un giorno ho trovato la chiave (anche Google Earth mi ha aiutato). C’è sempre una componente di rischio, soprattutto di insuccesso quando si va per tentativi, ma insieme abbiamo deciso che si poteva e doveva provare. E siamo stati premiati. Anche qui la corda è stata d’aiuto, il canalino è molto ripido all’inizio e la sciata nel complesso di gran soddisfazione. E’ stato un grande piacere condividere questa esplorazione insieme ad Alessio, un amico di Rocca Pietore con cui da tempo volevamo mettere il naso in un questo angolo di “Piccola Alaska”.

Adesso, un bel pò di foto. Alla prossima!