Il Cason di Formin è una cima del gruppo della Croda da Lago popolare tra gli alpinisti grazie alla via di Franz Dallago, che segue un bel diedro di roccia grigia e non supera il quarto grado superiore. Penso non sia una via così frequentata ai giorni nostri, dove la necessità di camminare anche solo un’ora può far desistere le cordate più pigre. A sinistra del Diedro Dallago, sulla ripida parete sopra il canale ghiaioso, ci sono un paio di itinerari di alta difficoltà aperti di recente da Massimo Mox Da Pozzo con trapano e spit, “Buon Compleanno Nat” (6c+ max) e “La Beffa” (7b max). Tra queste due vie moderne, una linea del 1944 degli Scoiattoli Marino Bianchi Fouzigora e Dino Menardi Selo è stata riscoperta e valorizzata dal Mox e Samuele Maioni nel 2013.

Diedro Fouzigora, Cason di Formin.

Il diedro Fouzigora contava ben poche ripetizioni, probabilmente per i soli 4 chiodi (dei 38 utilizzati) lasciati in parete, la linea è logica e potente vista dal basso, lungo una fessura che parte dai rotti grigi basali e incide tutta la parete gialla, gira leggermente a sinistra sotto l’ennesimo tettino e prosegue ancora nell’ultimo tratto strapiombante fino alle rocce più appoggiate della vetta. 

Leggendo il Berti, i due Scoiattoli nel ’44 invece di traversare a sinistra a metà parete puntarono allo spigolo di destra, per “roccia gialla molto infida”, proseguendo a destra dello spigolo per forti difficoltà fino in vetta. 

Dal parcheggio di Ru Curto si raggiunge l’attacco della via in poco più di un’ora, seguendo prima il 437 per il Rifugio Palmieri alla Croda da Lago e poi, al Cason di Formin, il 435 per Forcella Formin. Si abbandona il sentiero sotto la verticale del ghiaione che scende a sinistra della parete nord del Cason di Formin, e si sale all’attacco della via per ripide tracce. Questo è una sessantina di metri sotto la verticale della fessura diedro gialla, ci si prepara su un comodo terrazzino alla base della parete. Il primo tiro è delicato , ci sono solo 3-4 spit lungo il tiro (su 60 metri) e soprattutto nei primi 30 metri non ci sono grandi possibilità di posizionare buone protezioni. 

Diedro Fouzigora, Cason di Formin.

Qui iniziano le vere difficoltà, la roccia è nel complesso molto buona. Durante il restyling sono state sistemate le soste, con due spit (o spit e chiodo), e qualche spit di passaggio, che non alterano l’impegno complessivo della via. Dalla cima ci separano solo 4 tiri, sempre ripidi e dalle difficoltà crescenti (dal V grado al VI+), in cui è necessario sapersi proteggere bene con i friends. Noi abbiamo utilizzato una serie completa dal 0.3 al 3, il 3 non è indispensabile ma aiuta soprattutto all’inizio del penultimo tiro, e abbiamo raddoppiato l’1 e il 0.75 (solo l’1 doppio l’ho utilizzato lungo il penultimo tiro). Il traverso verso sinistra del secondo tiro è ben protetto con spit distanziati. Nell’ultimo di corda,  lo schizzo ufficiale che si trova sul sito di Enrico Maioni  ci si porta verso destra, uscendo dalla fessura principale per prendere una bella placca grigia fino in vetta. Io non avevo guardato bene la relazione, gli spit sulla destra mi sembravano appartenere ad un’altra via, ma soprattutto si usciva dalla logica dell’itinerario. Sopra la mia testa e la sosta, la fessura prosegue, un friend incastrato prima e una piastrina più in alto mi indicavano la via che ritenevo più corretta. Ho raggiunto quello spit, che aveva un moschettone di calata (non sono mai un buon segno), poi ho visto un pò sopra due chiodi vicini dall’aspetto poco rassicurante prima dello strapiombino fessurato che avrebbe portato alle rocce più appoggiate sotto la cima. Con spavalderia ho attaccato la fessurina, la roccia non è delle migliori ma ormai non potevo più tornare indietro. Con una dose più che omeopatica di tranquillità e decisione, ho stretto le chiappe e sono riuscito a portarmi sopra il tettino dopo che due prese mi si sono sbriciolate in mano, superando le difficoltà maggiori di tutta la salita. 

Karin sotto la sosta del penultimo tiro. Diedro Fouzigora, Cason di Formin.

Raggiunta l’ultima sosta della via (un solo spit), ho recuperato Karin che ha trovato difficoltà pure lei (è stato l’unico tratto in cui si è appesa alle corde, segno che forse c’è qualcosa in più di VI+) ed è salita con più calma del solito. La discesa è comoda lungo una cengia esposta, ben segnalata da ometti e tracce di passaggio, che porta direttamente al lungo canale ghiaioso del Cason di Formin e nuovamente all’attacco della via. 

E’ stata una bella giornata in compagnia di una amica, non mi capita spesso di scalare con Karin ma ogni volta è per una salita di soddisfazione. Il Diedro Fouzigora la consiglio vivamente a chi ricerca un pò di ingaggio, un piccolo gioiello tra le cime più famose e frequentate di Cortina d’Ampezzo.