Sopra: Graham nel trenino per Eismeer, l’Eiger sullo sfondo. Kleine Scheidegg, agosto 2020.
La fine dell’estate è tempo di bilanci per chi come me vive di stagionalità in montagna. Non tanto conti economici, quelli li ho smessi di fare già da qualche anno ( precisamente dal 2004 a Cà Foscari). La mia “politica” è molto semplice, se lavoro vuol dire che va bene, che riesco a portare il pane a casa. Con l’arrivo dell’autunno e delle prime vere giornate di pioggia mi piace guardarmi indietro, è quasi uno shock essere finalmente a casa, abituato a teletrasportarmi ovunque sia necessario, ad aprire e chiudere capitoli con persone diverse a volte senza mai una sosta ma con entusiasmo sempre fresco. Mi piace ripensare a quello che ho vissuto in giro per le Alpi, grazie ad una marea di foto da sistemare dove ritrovo situazioni ed emozioni, volti nuovi che sono presto diventati amici e compagni fidati, giornate lunghe e intense in cui abbiamo imparato a conoscerci molto bene, neanche fossimo al Grande Fratello, dopo decine di emails, Whatsapp e qualche telefonata. Ho ritrovato tante facce amiche, che ho riabbracciato col sorriso, a cui ho stretto la mano una volta passato quel millisecondo frutto della diffidenza che ci ha un pò sconquassato negli ultimi mesi. Forse era più grande la paura di non vederci quest’estate per qualche avventura sognata insieme che quella di prenderci il Covid in giro per rifugi.
Con tutte le pippe mentali che ci siamo fatti tra aprile e maggio su come saremmo andati a scalare, dove quando e come metterci la mascherina, come comportarci tra “individui extra familiari”; rifugi si o rifugi no, stranieri si ma che non vengano da oltre oceano…la paura più grande per tutti gli amanti della montagna era di non poter uscire come una volta, per noi professionisti della montagna era quella di non riuscire a lavorare. E invece è andata dai…anche questa volta ce l’abbiamo fatta.
Se ripenso a ciò che ho vissuto quest’estate ed ai suoi momenti più belli, così in ordine sparso, subito mi viene in mente la traversata intorno a Cortina con quattro giovanotti di Milano, dove abbiamo usato le e-bike per spostarci da rifugio all’altro ed arrampicare negli angoli più belli e particolari della Conca Ampezzana. Un viaggio impegnativo nonostante la comodità del motorino a due ruote (devi pur sempre pedalare per salire), non pensate sia stata una passeggiata. Un’avventura così non me la sarei potuta sognare nemmeno col binocolo ai miei 17 anni…sono ragazzi bravi e fortunati!
Lo Spaghetti Tour al Monte Rosa è stata un’esperienza bellissima di 5 giorni in quota che non ripeterò più con gruppi numerosi perché voglio dormire sereno la notte. Ma il giro è splendido, e ve l’ho già raccontato nell’articolo precedente. Il ritorno a Cervinia insieme a Graham passando per i Lyskamm e tutti i Breithorn in due giorni..che bellezza ma che mal di gambe alla fine!
Ripenso alla giornata con Karin dove abbiamo scalato il Diedro Fouzigora al Cason di Formin, una via corta stupenda e molto pepata. La Messner al Grande Muro salita insieme a Pauline, che avevo ripetuto nel 2007 insieme ad Andreone con la spensieratezza e la spavalderia dei miei 25 anni, l’ho trovato impegnativa nel luglio scorso, vuoi anche perché all’altro capo della corda non c’era un amico ma una cliente, e quindi un’attenzione in più alle soste e al proteggersi lungo i tiri (più per lei che per me) è indispensabile. Siamo scesi tardi quel giorno, la seggiovia era ormai persa, una coppia di ragazzi che erano saliti un pò di metri a sinistra sulla Direkte Grosse Mauer ci hanno superati in discesa lungo il sentiero attrezzato, a buon passo perché la strada fino al parcheggio di San Leonardo è infinita senza seggiole in funzione. Alle sette di sera io e Pauline ci siamo bevuti una birra grande a Santa Croce, alla salute nostra e di Norbert che ci avrebbe aspettato quaranta minuti più sotto nel villaggio di Castalta. Santo Norbert, lui e la sua auto, i due ragazzi della Direkte alle otto di sera erano a due passi dal parcheggio a valle e dalla loro macchina quando ci hanno visti sorridenti smontare dalla Mercedes salvatrice. Quante me ne avranno dette…con una punta di sana invidia.
Mi viene in mente la Rizzi alla Roda di Vael, una via splendida e facile sulla carta dove ho cannato l’attacco di quasi 100 metri. Erano anni che non mi capitava una storia del genere, la litania di porchi l’ho tenuta solo per me, son solo riuscito a gridare “Ma come ho fatto!Scusami Giò!” prima di calarmi da una sosta piena di cordini e maglie rapide, chiaro segno che non ero il primo e non sarò nemmeno l’ultimo a sbagliare. In tutta fretta ho calato Giovanni prima di lanciarmi giù da quello zoccolo marcio e riportarci in carreggiata il prima possibile. Che bella giornata abbiamo passato alla fine!
Arriviamo poi ad un vero tour de force dopo la metà di agosto, con la sveglia puntata alle tre di notte per raggiungere Rubens a Siusi guidando la Punto Verde di fine Novecento di tata Giorgi. Sulla Punta Santner abbiamo impiegato poco più di 3 ore per scalare il bellissimo Spigolo Nord e quasi altre 3 per la laboriosa discesa fatta di corde doppie e qualche trasferimento. Altra sveglia alle 3 l’indomani per andare con Enrico e suo figlio Giovanni a fare la Pichl al Sassolungo, tutto è filato liscio e sebbene l’ora fosse tarda, la tappa da Gerard per uno strudel è sempre obbligata. Dulcis in fundo, i bagagli preparati non so neanch’io come alle sette e mezza di sera prima di mettermi in macchina verso l’appuntamento a Chamonix per il mattino dopo alle 7. In qualche modo e con molto sonno, sono addirittura arrivato un quarto d’ora in anticipo…
Almeno il bel tempo e il buon umore non mi hanno mai abbandonato. La settimana del Cervino insieme a Bendik è andata alla grande, poi è stata la volta del Monte Bianco con Michele, un suo Grande obiettivo, penso che a volte fosse sembrato più un miraggio ai suoi occhi di principiante in materia. Ma passo passo, dopo un Gran Paradiso in totale relax e qualche giro intorno ad Helbronner, siamo riusciti a salire sul tetto delle Alpi nonostante la sfaticata del giorno di salita al Rifugio Gouter, e sempre con quella piccola dose di emozione che mi gonfia gli occhi quando abbraccio il mio compagno che ha dato tutto per arrivare in cima. Bravo Michele!!!
Scalare lo spigolo del Pollice e dell’indice è una micro combo che ho inseguito da tempo, dopo aver visto lo schizzo rosso di Mario Senoner in una sua foto nel libro delle salite fatte insieme a Jean Senoner, un grande Amico e non solo mio cliente. Quella manciata di tiri dopo il Pollice (che da sempre ritengo una di quelle vie la cui bellezza va al di là del grado) danno la giusta completezza ad una giornata top sulle Cinque Dita al Sassolungo. Grazie Fede per avermi seguito!
Le mie due ultime spedizioni all’Ovest, sempre baciate dal bel tempo, mi hanno fatto scoprire una nuova montagna insieme a Graham: il Dent d’Herens è selvaggio tanto quanto Diego, il gestore del Rifugio Aosta, e il suo spezzatino della cena. Mai mangiato nulla di così selvaticamente impegnativo.

Diego serve il genepi fatto da suo padre non solo al check-in, ma alla fine di ogni pasto e anche al check-out. Offre la casa, obbligatorio. Rifugio Aosta, settembre 2020.
L’Eiger è stato un bel sogno realizzato per Graham, era nella nostra lista da quasi tre anni, arrivarci primi in cima è stato per me un regalo delle guide locali che forse erano già in ferie da qualche altra parte del mondo nonostante le condizioni eccezionali della montagna.
Siamo alle battute finali, in Engadina con Enrico e Giovanni il weekend scorso abbiamo salito la Biancograt sul Piz Bernina ( 4000 numero 33 per Enrico), una delle più belle creste delle Alpi, e chiuso un cerchio perfetto passando per i Palù dopo una notte tranquilla dal “Bianco” al Rifugio Marco e Rosa.
Ho passato la sera dell’ultimo giorno d’estate con le mie due bimbe al Rifugio Kostner, gestito da oltre trent’anni da due Amici. La seggiovia del Vallon è a pochi minuti di marcia, ma è comunque uno dei posti più belli delle Dolomiti. L’accoglienza di Manuel e Cristina è al top, per la mia piccola Francesca era solo la seconda volta su al Kostner ma a vederla muoversi dentro e fuori dal rifugio penso si sentisse come a casa. Era una serata fredda e umida, la serie infinita delle belle giornate calde pareva essere terminata seguendo il calendario con una precisione svizzera, dentro al rifugio si stava da Dio con la stufa accesa.
A proposito di Svizzera, ho fatto una piacevole scoperta grazie alle regole Covid imposte nei rifugi del CAS. Odio la prigionia del sacco letto, e sinceramente non l’ho quasi mai usato, non lo sopporto. Ora, tra le tante cose, in Svizzera veniva richiesta la federa per il cuscino. Io che ho sempre messo il pile o il mio piumino sopra il cuscino per la notte, mi son sempre sentito un pò scomodo. La federa l’ho portata già dalla prima notte alla Tracuit, ed è una figata! Pesa nulla, occupa pochissimo spazio e il comfort è garantito.
Nei prossimi giorni andrò più in dettaglio su queste e altre avventure dell’estate, con qualche foto e informazioni utili. Stay tuned!