L’estate è alle porte e con essa cresce la mia voglia di montagna. Fare progetti e programmi in questo momento storico è quanto mai difficile con tutte le complessità e incertezze che il Covid ha portato nelle nostre vite. L’uscita dell’altro giorno sulla Croda Rossa d’Ampezzo mi ha ricordato quanto amo l’alta montagna, e sistemando le foto sul computer mi è caduto l’occhio su una cartella di immagini dell’Ortles, quando l’anno scorso ho salito la Hintergrat insieme a Graham.

L’Hintegrat è un itinerario di cresta in roccia e neve sull’Ortles, che con i suoi 3910 metri è la cima più alta dell’Alto Adige. Fino al primo dopoguerra, l’Ortler era la cima più alta del Tirolo e da sempre attrae moltissimi alpinisti, in particolare di lingua tedesca. Valutato AD, con tratti di neve fino a 40 gradi e III+ su roccia, è un percorso molto frequentato e la via ideale per salire in cima all’Ortles. In condizioni ottimali (roccia pulita e buona traccia sulle parti di neve) non la trovo più difficile della normale. Il tratto chiave che presenta difficoltà di IV grado da diversi anni è stato addomesticato con una catena di ferro. Preferisco sempre gli itinerari ad anello, e percorrere solo in discesa la lunga normale dal rifugio Payer è per me, in parte, un sollievo.

Ortles, cresta Hintergrat.

Il punto d’appoggio è il Rifugio Coston (Hintergrathutte), raggiungibile in un ora e mezza di cammino dalla stazione a monte della seggiovia dell’Orso di Solda. Era il giorno del mio compleanno, siamo saliti sotto un forte temporale, la temperatura era scesa di molto e le previsioni parlavano di un pò di neve in quota. La popolarità della Hintergrat attira molte cordate senza guida non sempre ben preparate, eravamo solo in 3 guide alpine al Rifugio Coston, solo una di Solda. Nelle cime più famose delle Alpi normalmente si aspetta la partenza delle guide alpine locali che fan strada, qui i “senza guida” sono usciti per primi confidando nel bel tempo e nella neve solo in alto.
Lasciato il rifugio alla luce delle frontali, salendo i primi ripidi sfasciumi eravamo già sotto il fuoco nemico, qualche masso ben più grande di un pallone da calcio ha rischiato di metterci KO per colpa di qualcuno fuori traccia sopra di noi. La quota neve era ben più bassa delle previsioni, e le prime incertezze di chi non conosce il percorso né lo fiuta cominciavano a farsi vedere. Arrivati sul piccolo ghiacciaio sopra i 3400 metri dove iniziano le prime difficoltà ricordo che chi stava davanti si era messo come in standby, aspettando che qualcun’altro prendesse l’iniziativa.
In alta montagna basta una spanna di neve per nascondere tutto e rendere ciò che occhi inesperti giudicano banale una bella gatta da pelare. La neve caduta era quasi 30 centimetri alla fine, on proprio due fiocchi, Non c’erano più ramponate sulle rocce a segnare la via e anche la traccia sopra l’Ober Knott era sparita.

Ortles, cresta Hintergrat.

Non ci è restato altro che prendere in mano la situazione e metterci in pole position. Normalmente ho un’ottima memoria anche di percorsi che faccio saltuariamente, ma più di una volta ho dovuto scavare a vuoto nella neve alla ricerca del chiodo o spuntone giusto. Passato il gendarme con la catena di ferro dopo il Signalkopf con un collega locale ci siamo alternati a fare la traccia, distanziando da subito le altre cordate che si sono trovate a superare difficoltà inaspettate.

In cima all’Ortles. Hintergrat.

La discesa lungo la via normale era andata veloce, il tratto più ripido prima del bivacco Lombardi era ben attrezzato con lunghe barre di ferro nel ghiaccio in un traverso molto ripido ed esposto, la doppia che spesso crea imbottigliamenti sotto il bivacco non era nemmeno necessaria. La discesa dal Payer fino a Solda mette sempre a dura prova nervi e ginocchia!