Siamo a novembre e anche quest’anno la stagione ci sta regalando bellissime giornate per arrampicare, più in bassa valle che intorno a casa. Lo scorso weekend sono sceso ad Arco con un paio di amici per scalare ancora una volta sul Monte Colodri. Non perde mai il suo fascino, dal parcheggio delle piscine incute sempre rispetto e fa sognare, tanto quanto la prima volta che l’ho visto con il mio primo socio Alessandro.

Sommadossi, Monte Colodri. Giovanni sulla grande lama staccata del secondo tiro.

Un weekend tra il classico storico e quello moderno, penso sia giusto chiamarlo così. Sabato insieme a Giovanni abbiamo salito una classicissima del Colodri, la Brunello Sommadossi, aperta nel 1975 e già considerata molto “unta” alla fine degli Anni 80. Una serie di fessure e diedri atletici regalano una scalata atletica ed entusiasmante.  Il diedro rampa del primo tiro, estremamente lucido in diversi passaggi, l’avevo già salito l’anno scorso, è un gran vantaggio sapere cosa aspettarsi. Questo giro ho raggiunto in pochi minuti il boschetto 50 metri sopra l’attacco, rendendo praticamente “indolore” questo inizio scorbutico. Ora, non voglio dirvi che il resto della via non sia unto, certo è che con le scarpette ai piedi una persona esperta “vede” molti altri appoggi che rendono la salita sempre divertente e meno scivolosa. Nel tiro chiave, una placca fessurata verticale a tratti leggermente strapiombante, bisogna stringere i denti e non farsi scappare mani e piedi, ma è questione di pochi metri. La chiodatura è abbondante, mista chiodi e fittoni, ci sono anche un paio di sbarre di ferro che aiutano l’azzero in caso di necessità. Si può scalare la Sommadossi in 8 tiri di corda, le soste sono sempre comode, attrezzate con anelli cementate, la metà sono su alberi. Lungo i tiri si trovano chiodi e spit, ad essere spavaldi direi che i friends servono solo per il penultimo tiro, un bellissimo diedro fessurato di IV grado, dove chiodi non ce ne sono. Consiglio comunque di avere con sé una serie di friends fino al 2, una corda singola da 60 metri è più che sufficiente, insieme ad una decina di rinvii. Per una buona cordata, 4 ore sono più che sufficienti per salire in cima al Colodri. A questo link potete scaricare la mia relazione della Sommadossi.

Sommadossi, Monte Colodri. Il bellissimo diedro del sesto tiro.

La musica è leggermente differente sull’Incompiuta, un vero capolavoro che porta la firma di Heinz Grill, Ivo Rabanser e compagni. Qui una serie di friends fino al 3 è obbligatoria. L’Incompiuta è una linea stupenda del 2012 che ha messo insieme varianti e tiri già tentati, la metà sono nuovi. L’attacco presenta subito un passo difficile in placca, sotto ad una volta strapiombante. Al secondo tiro abbiamo preferito seguire la variante Groaz alla via Katia, una fessura grigia, quasi abbandonata ma oggi ripulita, sul VI grado, che segue la logica, il ritmo e le difficoltà della salita.

Via L’Incompiuta, Colodri. Antonello sul terzo tiro.

Dal terzo tiro è un susseguirsi di diedri e fessure atletici, dove serve decisione, un’ottima tecnica ed esperienza nel posizionare le protezioni veloci. Sono pochi gli appoggi per i piedi, qua e la una buona tecnica d’incastri aiuta a salire più tranquilli. La roccia è bellissima nel complesso, solo brevi tratti richiedono un pò di attenzione. Il terzo e sesto tiro potrebbero avere delle sezioni bagnate, meglio controllare la situazione dal parcheggio.

Via L’Incompiuta, Colodri. 

Quanto alla difficoltà, gradi e tempi di salita, si trova una bella varietà in rete. Siamo tutti d’accordo nel definire l’Incompiuta una via ben proteggibile, quindi l’R4 proposto nella guida di Diego Filippi è onestamente esagerato. Qualcuno consiglia due serie di friends, e anche questo mi sembra esagerato. Una serie completa fino al 3 è più che sufficiente, è una via che bisogna affrontare con la dovuta preparazione ed esperienza, anche perché in più di qualche lama non è banale posizionare i friends, queste sono spesso di un calcare molto lavorato all’interno. Nella relazione dei primi salitori si trova molto VI+ e qualche tratto di VII, quella di Rabanser presente su Bergsteigen è più o meno allineata. Ho trovato i gradi della relazione di Orme Verticali piuttosto relax, chissà, magari erano nel loro giorno di gloria e sembrava tutto facile! Altri suggeriscono un tempo di salita di 3-4h, mentre su Bergsteigen si parla di 6-7 ore. Insomma, c’è un pò di confusione.

Quello che posso dirvi, anzi ripetervi, è che l’Incompiuta è molto impegnativa, direi molto VI+ continuo e sostenuto, da proteggere. I chiodi lungo la via sono tradizionali, zeppati a regola d’arte come Ivo sa fare. Pochissimi sono spit (tranne le soste). Facendo dei termini di paragone con delle salite simili in Dolomiti, il diedro Palfrader al Monte Specie è meno difficile e faticoso (a mio avviso) e più chiodato, e l’arrampicata pur essendo atletica, ha sempre molti appoggi per i piedi. Con 10-11 rinvii, qualche cordino e un paio di dadi medi (non li prendo mai, qui mi avrebbero fatto comodo su alcuni passi), e una corda da 60 metri, siete abili e pronti per l’avventura. Penso che 5-6 ore siano più che sufficienti per la salita. Qui potete scaricare la mia relazione della via l’Incompiuta.

Via L’Incompiuta, Colodri.

Ultimo consiglio, se decidete di attaccare presto al mattino, almeno aspettate che il sole illumini la parete. Sulle 8 l’aria è ancora fredda, e il nostro zaino era un pò pesante e pieno di vestiti inutili. Ce ne ricorderemo la prossima volta.