Sono passati tre anni dallo spigolo nord del Pizzo Badile e la Mittellegi insieme a Marty. Questa volta ci siamo ritrovati a Milano con nuovi obiettivi a Zermatt, e lungo la strada ci siamo subito fermati a scaldare gambe e braccia in Grignetta. La Torre Felicita è corta e isolata, l’avvicinamento è veloce ma molto esposto verso la fine, è una arrampicata ideale se si ha a disposizione poco tempo o qualche ora nel pomeriggio come nel nostro caso. Il gran caldo del giorno seguente ci ha fatto sudare sull’avvicinamento ai Magnaghi, abbiamo attaccato la classica traversata salendo la via Anti Dorn, 2 bei tiri in placca molto ripidi sul V grado. Una giornata tersa, in cima abbiamo trovato qualche escursionista salito lassù per una boccata di aria fresca. L’afa giù in valle era terribile, tanto che si siamo fermati per un bagno al Lago di Como (l’acqua era calda!) prima di salire al Sempione per la notte.

La traversata dei Magnaghi, Grignetta.

Arrivati a Zermatt, le cime erano leggermente imbiancate e l’aria era gelida. Parliamo quei giorni di fine agosto quando in Dolomiti erano scesi oltre 20 centimetri di neve sopra i 2000 metri. Il nostro obiettivo era l’Arbengrat sul Obergabelhorn, tra le uscite di alta montagna più belle del Vallese e una delle traversate più remunerative delle Alpi. Il meteo preannunciava ancora bel tempo, all’inizio molto ventoso e freddo, e abbiamo lasciato un paio di giorni al sole per scaldare le rocce e sciogliere quell’insidioso strato ghiacciato che  copriva la nostra via.

Arrampicare sul Riffelhorn, via Egg.

Il Riffelhorn è quella cima sopra Zermatt ideale per passare una bella giornata sulla roccia, molte guide portano i pretendenti al Cervino sulla via normale, ma in particolare lungo la via Egg, l’ultima della parete sud che sta esattamente sotto la croce di vetta (tutte le vie del Rifflehorn sono ben segnate da piccole targhette metalliche all’attacco). Ammirare il Cervino riflesso sul Riffelsee vale di per sé il costo ( io lo chiamo “bagno di sangue”) del biglietto del treno del Gornergrat, l’avvicinamento alla Egg non è da sottovalutare, c’è un traverso molto esposto in leggera discesa, protetto da fittoni, a picco sul Grenzgletscher. La via è molto divertente, protetta a fix distanziati, non supera il IV grado, è ideale da arrampicare anche con gli scarponi da alta montagna, giusto per prendere più confidenza. Come ho detto più volte, il panorama dalla cima è stupendo, tutte le cime del Monte Rosa intorno, alle spalle i 4000 del Mischabel, sullo sfondo verso nord i ghiacciai del Oberland Bernese.
Era giunto così il momento per la nostra traversata del Obergabelhorn salendo dalla Arbengrat, il giorno seguente con gli zaini carichi ci siamo incamminati verso l’Arbenbiwak da Schwarzsee. L’avvicinamento prende tutta la giornata, (5 ore a passo tranquillo) il sentiero parte in discesa così da poter godere la vista sulla Nord del Cervino. Abbandonato il comodo sentiero verso la Schonbielhutte si segue una mulattiera per poi deviare su una ripida traccia sulla morena, molto esposta in alto. Si respira un’aria molto severa e selvaggia in questa montagna poco distante da Zermatt.
L’ultima parte dell’avvicinamento all’Arbenbiwak è facilitato da alcuni tratti attrezzati, in particolare l’ultimo è ripido molto esposto. Al bivacco siamo arrivati per primi, che dire, l’Arbenbiwak è un vero gioiello. Pulito, ci sono 3 fuochi, piatti in ceramica e bicchieri di vetro, addirittura posate. Fuori c’è una fontana dove prendere l’acqua del ghiacciaio, il bagno anche quello con l’acqua corrente…complimenti alla sezione del Club Alpino Svizzero di Zermatt per la cura nel mantenere questo bivacco confortevole, e anche a chi lo frequenta. Non so quanto durerebbe un posto così in Italia, il pensiero corre subito alla Capanna Carrell, distante pochi chilometri in linea d’aria, ma anni luce rispetto al comfort e soprattutto alla pulizia che c’è qui dentro all’Arbenbiwak.

L’Arbenbiwak. Traversata del Obergabelhorn.

L’Arbenbiwak. Traversata del Obergabelhorn.

Fuori dal bivacco, una traccia evidente e degli ometti indicano la via per l’Arbengrat, una salita che affrontavo per la prima volta e che ha confermato le aspettative. Nessuno aveva fretta ad uscire per primo nel buio della notte, dopo una tranquilla colazione ci siamo incamminati alla luce delle frontali, lo sguardo verso il Cervino dove c’erano già tantissime luci sparse ovunque lungo la Cresta del Leone, mentre sul versante svizzero la cresta era buia, appena sopra la Hornli hutte la lunga fila ordinata delle prime cordate erano pronte ad attaccare le corde fisse. Tornando all’Obergabelhorn, non abbiamo trovato particolari problemi a individuare la rampa di accesso alla cresta vera e propria, questa non va comunque sottovalutata perché l’arrampicata è ripida ed esposta, con pochi punti di assicurazione intermedi. Raggiunto l’intaglio dove inizia la Arbengrat, il percorso è evidente, anche qui le ramponate aiutano a trovare la via giusta. La roccia è bellissima, chiodi e soste ci sono nei punti giusti. Abbiamo impiegato 4 ore per raggiungere la cima del Obergabelhorn dal Arbenbiwak, non c’è tempo per rilassarsi troppo perché la visione della discesa lungo la normale è vertiginosa. Le calate attrezzate con cordini e chiodi normali facilitano le operazioni, le condizioni erano ottime sulla parte nevosa, che è anch’essa molto ripida ed esposta, non c’è molto margine di errore e la concentrazione deve essere al massimo. Una serie di corde fisse aiutano la traversata della Kluckerturm, il Gran Gendarme, a cui segue una risalita sul ghiacciaio fino in cima alla Wellenkuppe dove si può finalmente prendere una pausa.

Arbengrat, traversata del Obergabelhorn.

In discesa lungo la via normale. Traversata del Obergabelhorn.

Dalla Wellenkuppe c’è ancora strada da fare. Qualche calata subito all’inizio, un pò di conserva corta e ancora un paio di calate ripide che portano sul Triftgletscher. Il Rothornhutte è ormai vicino, abbiamo impiegato meno di un’ora a traversare il ghiacciaio che presenta una bella zona di crepacci a metà. Il rifugio è molto frequentato nonostante il lungo avvicinamento da Zermatt, la normale dello Zinalrothorn è un’altra bellissima salita molto ambita. Il giorno seguente ci siamo alzati all’alba per salire anche questo 4000, ma complice la stanchezza della lunga giornata sul Obergabelhorn e le previsioni meteo che invitavano a rientrare presto, arrivati alla Frühstückplatz prima della caratteristica cresta nevosa abbiamo deciso di fare dietrofront.
E’ stata comunque una settimana di successo e di gran soddisfazione, anche perché sono riuscito a portare Marty a vedere le Dolomiti prima che ripartisse per gli States.

Qualche informazione in più sulla Arbengrat…
La traversata del Obergabelhorn via Arbengrat è una delle classiche più belle delle Alpi. La difficoltà tecnica non supera il IV grado, ma va tenuto conto che ci si muove in un ambiente molto selvaggio e poco addomesticato. La relazione presente sulla guida “Hochtouren Topoführer Walliser Alpen” della Topoverlag è corretta e ben dettagliata, anche per la discesa che non va assolutamente sottovalutata. Consiglio una corda intera da 60 metri soprattutto per la discesa, dove quei 10 metri di corda in più possono essere utili nell’ultimo tratto ripido della normale dell’Obergabelhorn, se c’è del ghiaccio è meglio calare il più possibile dove la pendenza diminuisce un pò. Quanto al materiale per la salita, qualche rinvio e un minimo assortimento di friends è più che sufficiente. La cresta è esposta leggeremente a sud-ovest, quindi si pulisce abbastanza velocemente.

Penso di aver parlato anche troppo, vi lascio alle immagini.