Il mio sito non ha ancora una versione inglese, purtroppo, e quando ho ricevuto una mail da Marty dall’America chiedendomi di accompagnarlo sullo spigolo Nord del Pizzo Badile e sull’Eiger, ho pensato ad una cosa sola. Come ha fatto a trovarmi? Non sono mai salito su queste due montagne, non ne ho mai parlato sulle mie pagine..poi ho scoperto che devo ringraziare Dan Patitucci e quel suo bellissimo report del nostro climbing trip di qualche anno fa sulla Zinalrothorn. Grazie alle foto e alle parole di Dan, Marty ha deciso che io sarei stato la Guida per realizzare i suoi sogni nel cassetto.

Organizzo tutto nei minimi particolari a fine maggio, prenoto i giorni nei rifugi come fossero numeri magici, nella speranza di essere baciato dalla fortuna quando arriverà il nostro momento.
Questa è l’estate perfetta per le grandi salite, tempo sempre bello fino alla metà di agosto, quando una perturbazione scarica un bel pò di neve nel Vallese, in Oberland e nelle Alpi Centrali in generale. Che sia l’inizio della fine? mi domando. Cominciamo a studiare il meteo, sembra che torni il bel tempo, qualcuno parla del ritorno dell’anticiclone estivo, quello veramente caldo come in Luglio. La data si avvicina e con essa le temperature si alzano, il nostro progetto di salire lo Spigolo Nord del Badile e la cresta Mittellegi all’Eiger in cinque giorni comincia a prendere corpo e noi possiamo crederci.
Arriva l’ultima settimana di agosto, e mi metto in macchina per raggiungere Marty a St.Moritz con l’aria condizionata in macchina, la fortuna è dalla nostra parte.
Decidiamo di salire prima sul Pizzo Badile sia per evitare il weekend, sia per acclimatarci in vista dell’Eiger. Da Laret in Val Bondasca, dove si lascia la macchina, fino alla Capanna Sasc Foura il sentiero è ripido, con questo caldo si suda come matti. Fortunatamente le cordate per salire lo spigolo Nord del Badile il giorno seguente sono poche, la via è asciutta e il tempo previsto è perfetto.

Pizzo Badile, Spigolo Nord.

Pizzo Badile, Spigolo Nord.

La salita dello Spigolo Nord del Badile è una superclassica delle Alpi che raggiunge in qualche tratto il V grado. Roccia splendida, 800 metri di dislivello di arrampicata su granito perfetto dove è necessario muoversi velocemente data la notevole lunghezza della salita. Dopo aver contato una ventina di tiri di corda (concatenando anche qualche tiro) abbiamo entrambi perso il conto, tanto è lungo lo Spigolo. La via è attrezzata ottimamente con qualche spit lungo i tiri e anelli cementati ogni 30 metri che permettono di calarsi in doppia, è comunque necessario un pò di materiale extra per integrare eventualmente le protezioni lungo i tiri. Ho letto in Internet che molti decidono di calarsi lungo lo spigolo, ma è una soluzione che personalmente sconsiglio. Per prima cosa, se si decide di calarsi in doppia non si arriva in cima al Pizzo Badile (o meglio, si può salire in vetta ma ritornare al primo anello di calata non è assolutamente facile e corto). Secondo, si rischia di metterci più tempo a calarsi che a salire lo spigolo, con tutte le varie complicazioni in cui si può incorrere. Terzo, è così bello salire in cima e scendere per la normale lungo il versante italiano, dove si può optare di dormire al rifugio Giannetti (consigliato) oppure scendere direttamente lo stesso giorno a Bagni di Masino, come abbiamo fatto noi, coscienti che sarà una bastonata per gambe e piedi dopo 5 ore di arrampicata e 2400 metri di dislivello in discesa. Scesi a valle c’è un servizio taxi che va prenotato con un pò di anticipo (ci si può anche organizzare con altre cordate per dividere la spesa) e che riporta alla macchina in Val Bondasca in un paio d’ore.

Il tracciato per raggiungere la Mittellegihutte da Eismeer.

Il tracciato per raggiungere la Mittellegihutte da Eismeer.

Archiviato il Badile, ci siamo presi una giornata di riposo per spostarci a Grindelwald e recuperare le gambe per il nostro secondo progetto, salire in cima all’Eiger per la Cresta Mittellegi. Il primo giorno di avvicinamento al rifugio Mittellegi è il test per capire se si è all’altezza dell’Eiger. Non è una questione di dislivello, ci pensa il costosissimo trenino dello Jungfrau a coprirne la maggior parte fino alla stazione dell’Eismeer. Scendi insieme ai turisti per ammirare l’ambiente glaciale selvaggio, ma per gli alpinisti è il momento di tagliare i ponti con la civiltà, aprendo una porticina su una galleria che sbuca ad una cengia esposta sopra il Challifirn. Si attraversa il ghiacciaio del Challifirn con qualche bel crepaccio, il seracco sotto la sud dell’Eiger è tranquillo, e in una mezz’ora si raggiunge la base della parete dove inizia la vera salita al rifugio. Con tre tiri di corda (il primo è un bel IV grado di roccia sana ma lisciata dai molti passaggi, tratto chiave di tutta la salita) si arriva ad una cengia che taglia tutto lo zoccolo dell’Eiger, una parete ripida coperta di sfasciumi di ogni genere e dimensioni. La prima parte è nel complesso facile, l’attenzione è sempre alta ed è fondamentale avere un passo sicuro. Il rifugio si avvicina e bisogna prestare molta attenzione nello scegliere la traccia giusta. Qualche ometto aiuta nella ricerca dell’itinerario, ma non si deve mai abbassare la guardia. Il terreno è molto infido e serve un occhio esperto per non sbagliare e ritrovarsi improvvisamente in un incubo di detriti verticale. Indovinando il percorso al primo colpo in poco meno di due ore totali si raggiunge il rifugio Mittellegi, un nido d’aquila alla base della cresta Mittellegi, che da questa prospettiva si alza slanciata e ripida.

Dopo un paio d'ore si arriva finalmente alla Mittellegihutte.

Dopo un paio d’ore si arriva finalmente alla Mittellegihutte.

C’è tutto il tempo per riposarsi nei comodi letti, l’indomani sarà il grande lungo giorno. Fortunatamente il rifugio non può ospitare più di 35 persone, il traffico lungo la cresta è nulla rispetto al Cervino, e ogni cordata ha il suo spazio e la sua tranquillità. Le condizioni da noi trovate son state perfette, roccia completamente secca, poca neve prima della cima e tutto ancora secco fino all’ Eigerjoch. Quattro ore per salire in cima sono un buon tempo, pensando anche alla discesa che ne richiede altrettante. La cresta che separa il Monch dall’Eiger presenta ancora delle difficoltà su roccia e sembra non finire mai. Bisogna muoversi veloci per non fare tardi e rischiare di trovarsi col brutto tempo nel pomeriggio, che da queste parti non è infrequente.

In cima all'Eiger.

In cima all’Eiger.

La nostra giornata scorrerà talmente bene e liscia che alle due del pomeriggio, dopo meno di 8 ore siamo già allo Jungfraujoch per prendere il trenino che ci riporterà al caldo torrido di Grindelwald. Marty ha finalmente realizzato il suo sogno di salire la Mittellegi all’Eiger, tentata altre due volte nel passato. Per me una grande soddisfazione nel salire in cima al Pizzo Badile e all’Eiger al primo colpo, in quella che posso definire la settimana più bella di tutta la mia estate 2015.