Il Gran Combin è uno dei 4000 delle Alpi, ad essere precisi sono 3 le cime inserite nella lista ufficiale, Combin de Valsorey, Graffeneire e Tsessette. E’ una montagna dalle dimensione e fisionomia artiche, sicuramente è questo aspetto che la rende una delle grandi cime più selvagge delle Alpi. Nella stagione sci alpinistica è il suo versante nord il più frequentato, il Couloir du Gardien rappresenta il punto più delicato e potenzialmente pericoloso dell’itinerario, con una fascia di seracchi che incombono sul pendio ripido della salita.  D’estate è frequentato dagli alpinisti sul lato occidentale, la Cresta del Meitin sul Combin de Valsorey è tra i percorsi classici di alta montagna. La traversata di tutte le cime con la discesa verso la Tour de Boussine e la diga del Mauvoisin è un itinerario magnifico, lungo, complesso e completo, che permette di vivere questa montagna in ogni suo aspetto. Roccia, neve, creste affilate, una discesa vertiginosa a corde doppie e un lungo rientro verso la civiltà. Non manca nulla.

Traversata del Gran Combin, la traccia del nostro itinerario. Clicca sull’immagine per ingrandire. CreditMap Geo Admin

La metà di settembre è normalmente un buon periodo per l’alta montagna, le temperature si abbassano e le condizioni in quota migliorano, anche dopo un’estate straordinaria come questa del 2022. Non avevamo programmi definiti con Michele, basta vivere una avventura intensa. La traversata del Gran Combin l’ho guardata, studiata nella bella guida del Vallese della Topo Verlag, l’ho immaginata, e ho pensato fosse la scelta giusta per noi due. Anche Michele lo posso ormai annoverare tra le mie “vittime”, quei compagni di viaggio (chiamarli clienti mi da sempre quel gusto metallico, che non mi piace) di cui posso fidarmi e con cui lanciarmi in nuove avventure.

Traversata del Gran Combin. Verso la Cabane Valsorey. Il Combin di Valsorey in alto a sinistra.

L’avvicinamento alla Cabane de Valsorey parte poco sotto l’alpeggio di Cordonne, a qualche chilometri dal villaggio di Bourg St Pierre, è molto bello e non faticoso. Il rifugio, a 3000 metri, si raggiunge in 3 ore e mezza, è piccolo ma accogliente. Una vera capanna alpina, gestita da Isabelle e una giovane aiutante. Il panorama di fuori è straordinario, il Mont Velan in primo piano, e verso Ovest tutto il gruppo del Monte Bianco.

Traversata del Gran Combin.Verso la Cabane Valsorey, il Combin de Valsorey sullo sfondo.

E’ sempre una buona abitudine raggiungere la capanna verso l’ora di pranzo, il rosti è un must in Vallese. C’è poi tempo per riposare sotto il piumino in camerata, a me piace dare un’occhiata all’avvicinamento dell’indomani, che si deve affrontare alla luce delle frontali. La cresta del Meitin è il warm up per chi punta alla traversata del Gran Combin, il sentiero che porta al Glacier du Meitin (meglio dire a quel che resta del ghiacciaio…) è ben marcato, anche con catarifragenti nella primissima parte. Il tratto ripido dopo il ghiacciaio ha una buona traccia, sale su una montagna di macerie. Se qualche cordata dovesse andare fuori traccia, il rischio di muovere sfasciumi lungo la via di salita è abbastanza alto. In poche parole, meglio essere tra i primi e/o dietro una guida che conosce il percorso, se non vi fidate del vostro fiuto.
In 1h – 1h e mezza massimo si raggiunge il Col du Meitin e si può tirare (in parte) un sospiro di sollievo.
La cresta del Meitin, ben attrezzata con fittoni resinati di passaggio e di calata (dove necessario), si può suddividere in tre parti. Nel primo risalto, sui 350 metri, è imperativo tenere bene gli occhi aperti, ci sono tracce e cenge dappertutto, al buio è facile perdersi. Basta accorgersene subito, appena si calpestano i primi sfasciumi. La prima vera difficoltà è un diedro corto ma ripido, sul III grado, protetto da un fittone. Segue una fascia di rocce, più delicate, con qualche breve salto che si supera con tiri corti. Caratteristico il passaggio verso destra sotto un grande tetto, a cui segue un facile traverso dove si cammina, sotto la cresta, fino alla sella quotata 3950 metri.

Traversata del Gran Combin. Il tracciato dell’Arete du Meitin.

Con un ulteriore traverso si raggiunge il secondo salto, che si supera più in parete, con brevi tiri di corda. Attenzione in questa fascia, c’è un pò di detrito. La terza parte della cresta è la più breve, il dislivello è pressoché finito, qualche tratto in cresta, traversando alla base di un gendarme, e velocemente si è in cima al Combin di Valsorey. Abbiamo impiegato 4 ore esatte dal rifugio, andando ad un passo veramente tranquillo, e perdendo qualche minuto off-road (cosa che non mi capita mai in questo genere di salite classiche e frequentate, segno che è abbastanza tricky la faccenda). Andando spediti e conoscendo il percorso si può ridurre di molto il tempo.

Traversata del Gran Combin. Arete de Meitin.

La parte rocciosa della salita finisce qui, dal Combin di Valsorey al Grafeneire si procede sul ghiacciaio, prima in leggera discesa, poi su terreno poco ripido che si può affrontare anche solo con i bastoncini, il 4000 numero due della giornata si raggiunge in poco più di mezz’ora.Altra faccenda per il Combin de Tsessette, il percorso si fa nuovamente tecnico. La cresta di neve è affilata sull’ Aiguille Croissant, e la discesa per il Mur de la Côte è molto ripida. Meglio avere con sé un paio di viti in più da utilizzare in caso di ghiaccio (come è successo a noi). Alla base del Mur de la Côte il pendio si fa dolce, la salita al Combin de la Tsessette è ormai facile, il terzo 4000 della giornata e il numero 42 per me.

Traversata del Gran Combin. Dopo il Mur de la Cote.

Al Combin de Tsessette siamo a metà dell’opera, quello che ci e vi aspetta sono 8 calate molto esposte, ben attrezzate (e sistemate nel 2017 da un gruppo di guide di Verbier), con qualche breve trasferimento in un paio di punti. Un pelo di naso e mestiere aiuta a trovare gli ancoraggi. Qui una corda da 50 metri è sufficiente, ma prestate attenzione ai capi! Un paio di calate sono quasi 25 metri esatti. Alla cabane de Valsorey trovate un foglio con lo schizzo tecnico, io l’ho rifatto e potete scaricarlo in PDF qui.

Traversata del Gran Combin. Sulle doppie dal Combin de la Tsessette.

Il tratto che segue è una facile cresta rocciosa, in discesa, che presenta qualche tratto di disarrampicata esposta. Noi abbiamo dovuto affrontarla con i ramponi ai piedi, perché era tutto coperto di neve.
Finalmente siamo all’ultima salita della giornata, la Tour de Boussine è vicina, il ghiacciaio da attraversare ha qualche crepaccio, la cresta finale è semplice. Abbiamo raggiunto i 3830 metri della cima in 10 ore dalla Cabane de Valsorey, e finalmente ci concediamo un pò di pausa. Il vento che ci ha accompagnato durante tutta la salita è calato. Qui è importante ricordarsi il piano per rientrare alla civiltà. A Mauvoisin, ai piedi dell’omonimo bacino artificiale ( la seconda diga più grande a livello mondiale, è impressionante – profondo 250 metri e lungo 520, poco più di 2 milioni di metri cubi d’acqua), c’è un servizio bus per rientrare a valle, penso in 4 ore a piedi dalla Tour de Boussine. L’alternativa (che è stata la nostra scelta e che consiglio) è di accordarsi con un servizio taxi il giorno precedente e fissare l’appuntamento al ponte sopra Boussine, vicino alla quota 2042 metri sulla mappa svizzera ( 2’594’403, 1’088’006). C’è una sterrata che da Mauvoisin porta alla Cabane de Chanrion, percorribile solo da mezzi autorizzati. E’ importante ricordarsi di contattare il taxi dalla cima della Tour de Boussine dove c’è ancora copertura telefonica, e considerare 3 ore per scendere alla posizione concordata. E’ bene rispettare le tempistiche, perché il traffico lungo il tratto del lago è regolato ad orari prestabiliti.

Traversata del Gran Combin. Alla Tour de Boussine.

La discesa dalla Tour de Boussine segue il filo di cresta su terreno facile fino alla quota 3387, dove un’evidente traccia scende ripida verso sud puntando al ghiacciaio. Quest’ultimo non presenta difficoltà nell’attraversarlo, messi piedi sulla morena il resto della discesa va interpretata. E’ bene puntare al colle a est del ghiacciaio (qualche ometto), e poi scendere faticosamente per ripidi sfaciumi per 500 metri di dislivello, da li con gps in mano e un pò di naso si percorrono ripidi valloncelli erbosi fino a reperire il sentiero marcato che porta a Boussine. Per quest’ultima parte è utile la traccia scaricabile su Camp2Camp. La vista del taxi vi solleverà dalle pene di una discesa lunga e faticosa, per noi sono state poco meno di 13 ore dall’inizio della cavalcata. Anche il rientro in taxi è una piccola avventura, in particolare lungo il tunnel a bordo lago in pieno stile Indiana Jones.

Traversata del Gran Combin. In cima al Combin de la Tsessette.

Quanto alla attrezzatura necessaria, per la cresta del Meitin andata e ritorno basterebbe una corda da 30 metri, 3-4 moschettoni a base larga, qualche cordino e discensore (materiale da ghiacciaio a seconda delle condizioni). Per la traversata completa bisogna sostituire la corda con una da 50 metri come ho scritto sopra e aggiungere il materiale da ghiacciaio. Friends sono assolutamente inutili.
La traversata del Gran Combin è tra le uscite più belle che abbia mai fatto in alta montagna, direi più facile della traversata del Weisshorn (salita per la cresta nord e discesa dalla normale) e più corta. Ottimo allenamento, capacità di muoversi rapidamente su terreno scabroso e pendii di neve fino ai 50 gradi con le punte a piatto, insieme ad un sano spirito di avventura, sono queste le caratteristiche indispensabili per una grande traversata sul filo dei 4000.