Il momento ideale per arrampicare sul Piz Ciavazes è sempre fuori stagione. Anche quest’anno ho chiuso qui la mia stagione verticale in Dolomiti, in una giornata splendida, dal cielo così blu che sembrava finto. Solo un’aquila reale che volava sopra di noi, e un silenzio così forte da riuscire a percepire il suono di un’auto elettrica sui tornanti del passo Sella.
Gelbes Labryinth è una via che avevo in lista da tempo, avevo trovato uno schizzo originale su Internet molti anni fa, prima che Bernardi la pubblicasse nel secondo volume delle sue guide dedicate al gruppo del Sella. In Internet la maggior parte delle informazioni che si trovano sono in lingua tedesca, i pochi commenti in italiano parlano di una bella via con roccia non sanissima, e difficoltà fino al 6c.
Aperta nel 2002 dai sudtirolesi Markus Huber, Hannes Schnitzer e Leo Breitenberger (quest’ultimo è stato uno dei grandi alpinisti locali degli Anni 60 e 70) a chiodi e spit, Gelbes Labyrinth affronta quella fascia di roccia grigio gialla tra la Piccola Micheluzzi e la Irma, lungo 11 tiri per 250 metri di sviluppo. Il secondo tiro è la lunghezza chiave, con passi di VII grado e il resto abbastanza continuo sul VI VI+ lungo una bellissima placca grigia (penso che la valutazione 6c presente sulle guide possa essere anche abbondante, ed è data in ottica moderna considerando l’impegno complessivo del tiro). Le lunghezze seguenti, sui grigi, di IV grado, richiedono molta attenzione perché la chiodatura è esigua e le possibilità di integrare sono piuttosto limitate, la roccia è ripida, buona ma sporca di terriccio in particolare nella quarta lunghezza. I tre tiri sul giallo nella parte alta sono spettacolari, ricercano magistralmente il percorso più facile in un vero labirinto di roccia a prima vista tutt’altro che solida. Sono lunghezze attrezzate molto bene, la roccia nel complesso è ben ripulita.
Alla penultima sosta, attrezzata con un solo spit (l’altro tassello è sparito a colpi di martello), si trova anche il piccolo libro di via dentro una scatola di latta assicurata ad un vecchio chiodo. Noi abbiamo gli ultimi due tiri, facendo attenzione agli attriti, sostando su uno spit sull’ultimo blocco di roccia all’uscita della via. Tracce di passaggio portano in breve al sentiero della Cengia dei Camosci.
Gelbes Labyrinth è una via molto bella, impegnativa psicologicamente più nelle lunghezze facili che nei tiri difficili (anche se nel tiro chiave le protezioni non sono proprio ravvicinate, la roccia è ottima). Direi che bisogna padroneggiare bene il VII grado alpino su placca per divertirsi. Come termine di paragone, penso che siamo più o meno sulle difficoltà della variante Buhl, il Diedro Zeni è più impegnativo perché più alpinistico e da proteggere. Ringrazio Checco Tremolada per la bella giornata insieme, per me è sempre bello arrampicare al Piz Ciavazes. La mia prima vera via in Dolomiti, la Rampa, l’ho fatta col mio socio di un tempo Alessandro sotto la sua supervisione, nel 2004!
La relazione della via in PDF la potete scaricare qui.
- Gelbes Labyrinth, Piz Ciavazes.
- Gelbes Labyrinth, Piz Ciavazes.
- Gelbes Labyrinth, Piz Ciavazes.
- Gelbes Labyrinth, Piz Ciavazes.
- Gelbes Labyrinth, Piz Ciavazes.
- Gelbes Labyrinth, Piz Ciavazes.
- Gelbes Labyrinth, Piz Ciavazes.
- Gelbes Labyrinth, Piz Ciavazes.
- Gelbes Labyrinth, Piz Ciavazes.
- Gelbes Labyrinth, Piz Ciavazes.
- Gelbes Labyrinth, Piz Ciavazes.