Il Piz Ciavazes è una parete del gruppo del Sella a cui sono particolarmente affezionato. E’ qui che nel 2004 feci la mia prima vera via in Dolomiti, la Rampa, con il mio socio dell’epoca Alessandro e sotto la supervisione di Checco Tremolada. Negli anni ho percorso molte delle vie classiche, richiodato due bellissime vie sportive con Renato Bernard, ho anche guidato diversi clienti sulle più belle (Micheluzzi, Buhl e Schubert in primis). La parete del Piz Ciavazes è frequentata in prevalenza fino alla Cengia dei Camosci, anche se tutte le vie classiche proseguono nella seconda parte nessuno negli anni si prende la briga di uscire in cima. La via più frequentata nella seconda parte della parete, considerata una classica, è la Vinatzer-Riffesser, e segue il bel diedro su roccia grigia esposto a sud-ovest con difficoltà fino al VI+. Sulla  fascia di roccia un pò a destra di quest’ultima Heinz Grill e soci hanno aperto una via nel 2015, la Lavagna, che negli ultimi anni è stata ripetuta e ha riscosso del successo tra gli scalatori più esperti, in particolare per le ultime lunghezze appunto della “Lavagna”, una parete ripida di roccia grigia con strisce gialle, compatta, dove si concentrano le maggiori difficoltà. 

Piz Ciavazes, Lavagna. Sul traverso del terzo tiro (VI+).

Heinz Grill è ormai famoso ad Arco per le vie plaisir (io le definisco preconfezionate) sulle pareti di San Paolo, anche in Dolomiti ha aperto diverse salite di grande impegno, in particolare nelle Pale di San Lucano e Vallacia. Il suo stile di apertura è noto a tutti: vie generalmente ben attrezzate, roccia ripulita, clessidre e chiodi segnalati con cordini, soste attrezzate con i suoi chiodi arrotondati o anelli artigianali tassellati. Personalmente ho ripetuto solo un paio di vie sue ad Arco, ultimamente in Dolomiti sono salito sulla “Via dell’Inverno” al Piz Ciavazes che ho trovato in paio di tiri un pò una forzatura (evidenti segni di disgaggio sulla roccia che “indicano” la  strada seguire, una fessura sul IV grado su roccia sporca sbiancata da un’opera di gran pulitura) ma con un paio di lunghezze centrali (quelle che raddrizzano la Piccola Micheluzzi) che offrono passaggi interessanti tra il VI e il VII-.

Piz Ciavazes, Lavagna. Il tratto in discesa del nono tiro.

La settimana scorsa in compagnia di Etienne Bernard siamo andati a ripetere la Lavagna, trovando una via molto bella e di soddisfazione, che merita sicuramente la ripetizione solo per le tre lunghezze finali, veramente entusiasmanti. E’ toccato ad Etienne il primo tiro, dopo pochi metri si accorge di non avere i rinvii all’imbrago che non erano nemmeno nel mio zaino. Fortuna che sulla carta anche questa via avrebbe dovuto essere ben attrezzata, e abbiam pensato di arrangiarci alla meglio con moschettoni liberi e cordini. Ci è andata bene!

La salita è sempre divertente, attraverso belle placche, tratti facili e piccoli strapiombini quasi ad ogni tiro, la relazione dell’itinerario sul sito di Grill è corretta. Sul quarto tiro, un traverso sul giallo, devi tirare una tacca obliqua col fiato sospeso prima di clippare il cordino del chiodo. E’ il primo di tanti bei tiri atletici e tecnici. Il settimo tiro lo guardi dalla sosta di partenza e sembra che quel muro giallo ti debba crollare addosso, in realtà la roccia è nel complesso ben ripulita (sia dai passaggi che dalla troupe degli apritori come sempre), il tiro è atletico e con i chiodi o clessidre attrezzate dove serve. Col nono tiro si entra nel clou della salita, un bel traverso esposto verso destra con un passo in discesa per raggiungere la sosta in piena parete. Il tiro seguente è anch’esso entusiasmante, buchi e fessure son stati ben ripuliti ( e qualche opera di bricolage a mio avviso, come anche nel tiro precedente), è logico ricercando i punti più facili, fino alla sosta dell’ultimo tiro, il chiave, definito nelle poche relazioni online dei ripetitori un bastone. 

Piz Ciavazes, Lavagna. Etienne sui primi metri del tiro chiave, che passerà in libera. Io purtroppo caccerò un rest sui metri più difficili…peccato. Complimenti Eti!

In effetti lo è un bastone. Il tiro è molto tecnico nei primi dieci metri, nel tratto gradato VI+/A1 si riesce ad aggiungere un friend verde come scritto sulla relazione (anche un’altro poco sopra, volendo, in questo caso penso si possa quasi salire il tratto in A0). I movimenti per raggiungere il chiodo della “salvezza” sono belli tecnici e intensi, secondo noi un buon 6c. Il tiro si conclude con un bellissimo traverso tecnico verso sinistra, e dall’ultima sosta si sale meno di due metri per mettere piede sul plateau sommitale. La discesa è comoda, in doppia (anche con una corda sola da 60 metri), lungo lo spigolo che da verso la seconda Torre del Sella. Come materiale da consigliare, una serie di friends dal nero Totem al #3 Camalot (quest’ultimo non indispensabile, ma potrebbe risultarvi utile nella fessura camino dell’ottavo tiro), e qualche cordino. Ah, non dimenticate 8 rinvii in auto, lassù vi renderanno la vi(t)a non più facile ma sicuramente più comoda. 

Piz Ciavazes, Lavagna. Il rientro al passo Sella.

Qui sotto una selezione di immagini.