Come ho già descritto in altre pagine, il Selvaggio Blu è probabilmente il trekking più impegnativo d’Italia, direi un’esperienza “al limite del trekking”. Avere una guida esperta che indica il percorso e che organizza tutta la logistica è sicuramente una scelta più che consigliata. Molti tratti sono esposti, la guida protegge con una corda i passaggi più difficili, ma non può prenderti per mano lungo tutto l’itinerario, bisogna sapersela cavare con le proprie gambe e bagaglio di esperienza.

Melanie sulla Scala di Sos Oggiastros, Giradili.

E’ quindi possibile pensare di portarci una famiglia e magari anche i bambini? La mia risposta è “Perché no”, tutto dipende dall’esperienza in montagna dei più piccoli. Ogni genitore conosce i suoi polli, con i loro limiti ma anche i loro punti di forza. Far vivere un’avventura del genere anche agli Under 10 è sicuramente una scelta importante, forse anche in parte azzardata. E’ vero che Selvaggio Blu si presta a moltissime varianti, e tutti i tratti più impegnativi si possono evitare passando per l’entroterra. Ma è anche vero che le parti avventurose, le corde, le piccole arrampicate e le calate in corda più lunghe riescono a motivare i bambini nel fare un pò più di fatica del solito.

A fine marzo con Ricarda e la sua famiglia (Melanie la più piccola ha 8 anni!) abbiamo avuto sia il meteo che le condizioni del mare a nostro favore. In cinque giorni abbiamo seguito la mia classica proposta di Selvaggio Blu “vista mare” partendo a piedi da Santa Maria, con qualche piccola modifica nella scelta delle tappe. Il secondo giorno ci siamo mossi con più relax rispetto al mio solito, e abbiamo raggiunto nel primo pomeriggio il punto tappa, il fiordo naturale di Porto Pedrosu. Il giorno seguente abbiamo approfittato di un passaggio in gommone fino a Goloritzé (saltando la parte meno interessante di Selvaggio Blu) per affrontare l’impegnativa variante Su Ledere fino a Mudaloru. Il quarto giorno per la prima calata del trekking sopra Mudaloru abbiamo optato per quella vertiginosa sopra i grottoni, prima del classico “passaggio a C” dove Melanie grazie alla sua statura non ha dovuto nemmeno abbassarsi!

Il passaggio a C, Mudalloru. Selvaggio Blu

Il quinto giorno dalla Grotta del Fico abbiamo affrontato la classica uscita a pelo d’acqua, il caldo si è fatto sentire risalendo verso Ololbizzi e con questo il calo di tensione delle bimbe. C’era aria di stanchezza e di sentirsi “arrivati” a destinazione. E’ importante non strafare per non rovinare esperienze uniche e positive, per questo motivo ho optato per un finale col botto a Cala Biriala, seguendo le classiche calate dopo Sa Nurca e infine l’ultima, vertiginosa, sul grottone della spiaggia. Il rientro in gommone con Claudio in un mare che così piatto non lo vedrò più è stato la ciliegina sulla torta, una degna conclusione di un’avventura indimenticabile.

Selvaggio Blu, quarta tappa. Dal Fico a Biriala.

E’ stata una esperienza incredibile anche per me, vedere bimbi campeggiare all’aperto, lontano da tutto e da tutti (comodità in primis). Muoversi a proprio agio tra quelle difficoltà ambientali non è cosa da poco. Col senno di poi Ricarda non avrebbe portato le sue bambine..io dico che è andata bene così. Al posto giusto nel momento giusto, con le persone giuste.