Il Colodri è la montagna di Arco, la sua parete est dalla fine degli Anni 70 offre veri capolavori per gli amanti dell’arrampicata classica e sportiva. Per anni banco di prova in vista di avventure più lunghe e sostenute, le prime vie classiche sono state letteralmente consumate dalle ripetizioni, rendendo l’arrampicata poco piacevole per molti. L’avvento delle vie plaisir, tecnicamente più facili e dal sapore di merendina confezionata, ha fatto cadere nel dimenticatoio linee classiche come la Sommadossi, Barbara e la Renata Rossi. Un pò di colpa la vorrei attribuire anche alla guida della zona, “Pareti del Sarca” di Versante Sud, che nel descrivere la via Renata Rossi, tema di questo articolo, parla di una arrampicata poco piacevole e insicura per colpa della gran lucidità della roccia.

Renata Rossi, Colodri. La traccia di salita.

La Renata Rossi aperta da Marco Furlani e Roberto Bassi nel 1978 è tra le vie più belle del Colodri, segue una linea di diedri e fessure al centro della parete, offrendo una arrampicata esposta e di gran soddisfazione lungo tutto l’itinerario. E’ stata dedicata a Renata, aspirante guida in Trentino nel 79 e prima guida alpina donna italiana. Il primo tiro in comune con la via Sommadossi è molto lucido, in particolare i primi metri del diedro d’attacco, passato il primo chiodo, potrebbero spaventare molto e scoraggiare eventuali ripetitori. Per fortuna questo tiro è ben chiodato con fittoni e qualche spit, altrimenti sarebbe difficile integrare con protezioni veloci. Chi avrà la voglia e il coraggio di superare questo filtro, dal terzo tiro, quello della bellissima lama rossa, si troverà di fronte ad una arrampicata elegante e sostenuta, dove la roccia non è più lucida di vie classiche dolomitiche iper frequentate come lo Spigolo Giallo alle Tre Cime o la Schubert al Piz Ciavazes, solo per citare due esempi.

La Renata Rossi è una via nel complesso attrezzata, le soste sono ad anelli cementati dove non c’è una solida pianta dove potersi fermare per assicurare il secondo. Lungo i tiri si trovano chiodi e spit nei tratti chiave, è comunque necessaria una serie di friends dal 0.3 al 3 per integrare le protezioni, il tiro della lama rossa è tutto da proteggere. 10-11 rinvii sono sufficienti. Le lunghezze sono quasi sempre sostenute, le difficoltà viaggiano costantemente sul V+ VI, qualche passaggio sul tiro del diedro bianco svaso direi che si avvicina al VII-. Vista la linea di salita, l’arrampicata è molto alpina e l’unica vera placca, fessurata, è solamente all’ultima lunghezza.

Renata Rossi, Colodri. Nono tiro.

La croce di vetta è a pochi passi dall’uscita della via, la discesa alla macchina è veloce lungo il sentiero attrezzato del Colodri. Qui la roccia è veramente lucida! Prestate attenzione soprattutto se scendete col buio o in caso di pioggia. In quest’ultimo caso si può sempre optare per una discesa più lunga ma priva di difficoltà, seguendo il sentiero turistico che aggira il Colodri verso ovest e passa per il centro del paese prima di raggiungere il parcheggio e l’auto. Come tempi, 10 minuti dalla macchina sono più che sufficienti, il diedro d’attacco è evidente grazie ad una scritta rossa “Via Sommadossi”. Noi abbiamo impiegato 4 ore per la salita, seguendo poi il sentiero attrezzato del Colodri si raggiunge l’auto in 45 minuti.

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