Tre giorni fa sono rientrato dalla Sardegna, dopo l’edizione primaverile cancellata, stavolta ce l’abbiamo fatta. Incerti fino all’ultimo con i numeri del Covid in salita, norme restrittive prima smentite e ora purtroppo una realtà. Un altro Selvaggio Blu da archiviare, rimane il ricordo di un’altra Avventura insieme ad un gruppo perfetto. Ci si conosce la prima sera in hotel, ci si incammina la mattina dopo e alle prime difficoltà del percorso tutti sono a disposizione del nuovo amico o amica, pronti incoraggiarlo/a dove serve e sorridere insieme di fronte ad un panorama mozzafiato. Aiutarsi quando si prepara il posto del bivacco. Chi pensa all’aperitivo, l’altro accende il fuoco, io sto dietro alla fornellino, sempre con l’occhio vigile di chi osserva tutti e tutto e si assicura che gli ingranaggi siano ben oliati e la macchina proceda senza intoppi, di giorno e di notte.

Selvaggio Blu, sulla ferrata di Goloritzé. Foto di Simone. Come si dice oggi, #nofilter. I colori sono proprio questi!

Selvaggio Blu, Oscar sull uscita di Sos Oggiastros a Punta Giradili.

Penso sia la scomodità che voglio in questo viaggio, unita alla location particolare, che renda Selvaggio Blu unico. Qui non voglio dormire in tenda, non c’è bisogno di un contenitore che ti isoli dal resto. Non potresti sentire l’odore permeante del fuoco serale mentre ti addormenti, le zanzare che ti mangiano vivo prima di inzuppare te e il sacco a pelo nell’Autan, qualcuno non avrebbe quel senso di freddo pungente tra le 4.30 e le 5.30 del mattino perché ha portato una federa invece che un sacco a pelo (vero Sara?). Piantando una tenda sarebbe come dire “vado dentro casa, a domani”. Preferisco i sacchi a pelo in fila, uno vicino all’altro, sotto le stelle. Se poi dovesse piovere, come è già capitato altre volte, i teloni cerati o qualche grotta fungono da riparo perfetto. Basta adattarsi, e conoscere molto bene le varie possibilità.
Faceva freddo solo la prima notte, fuori dall’ovile di Ginnirco, dove puntualmente comincia a piovere una volta al coperto. Mi succede quasi sempre. Per il resto, abbiamo camminato 5 giorni con temperature gradevoli e senza afa. Il bagno giornaliero lo abbiamo sempre fatto, sia al buio che prima di colazione.

Selvaggio Blu, Cala Biriala.

L’acqua a ottobre è ancora calda, ve lo dico io che non sopporto bagni freddi, potete fidarvi. Dal terzo giorno, con la variante su Ledere, Selvaggio Blu comincia a svelarsi nella sua essenza. Luoghi aspri, esposti e pericolosi, dove la corda comincia ad essere spesso presente, sempre in equilibrio sopra quel blu profondo del mare d’Ogliastra.

Dall’anno prossimo, oltre alla versione classica del Selvaggio Blu (quella per “duri e puri” se vogliamo chiamarla così), vorrei inserire qualche novità, che in parte va in contraddizione con tutto quello che ho scritto sopra e che ho sempre sostenuto.  Insieme ai ragazzi, pensavo addirittura di cambiare la routine del picnic di mezzogiorno, dove caciotta e salame diventano quasi un incubo dopo il terzo giorno. Cominci a non volerne più sentir parlare. L’abbiamo usata come tiro al bersaglio un pomeriggio, attendendo i rifornimenti a Ololbizzi prima di scendere giù a Biriala. L’ultima, una intera, l’abbiamo data ai maiali a Sisine con un senso di liberazione, ma alla fine la caciotta è parte così importante di Selvaggio Blu che il nostro gruppo Whatsapp l’abbiamo chiamato “Caciotteam”. Un incubo, ma anche un amore.

Lo yacht per le notti sul mare di Selvaggio Blu 2021.

Quali sarebbero le novità nella mia proposta di Selvaggio Blu 2021? Mi piacerebbe inserire una notte in un’ovile gestito, per offrire anche una esperienza gastronomica, che eventualmente vada a sostituire la notte nella baracca a Ginnirco. Offrirò anche una o due notti in barca, per vivere l’esperienza della notte a pelo d’acqua, visto che nelle spiagge dei punti tappa non si può dormire da qualche anno. Lo yacht è dotato di 3 cabine con due letti ciascuna, due bagni e un bel tavolo per la cena (preparata dallo staff con prodotti freschi di mare o terra, a seconda delle preferenze) e colazione in terrazza dove si può anche dormire per la notte su comodi materassini. Una versione decisamente più comfort, che porterà una modifica al programma solamente nella seconda tappa (da Porto Pedrosu a Salinas, il tratto giudicato da tutti i partecipanti – me compreso -il meno interessante di Selvaggio Blu) e che non andrebbe a snaturare il percorso “vista mare” di Selvaggio Blu. Quelle due tappe centrali (ora in parte addomesticate) tra Goloritzé e Punta Mudaloru sono tra le passeggiate più selvagge (molto per il terreno precario in cui si sviluppano) che si possano percorrere qui in Italia. Per me la risalita della Gola di Boladina, tappa originale del Selvaggi Blu classico, resterà sempre il piano B in caso di tempo incerto o qualora il gruppo non sia adeguatamente preparato per la variante di Goloritzé.

Selvaggio Blu, notti selvagge.

Ci saranno quindi due date per la primavera e l’autunno, per accontentare chi vuole l’Esperienza nuda e cruda e chi non disdegna un pò di comfort. Le troverete presto pubblicate nel mio sito. Qui sotto trovate una selezione di immagini del Selvaggio Blu della settimana scorsa. A presto!