Scalare il Cervino non è facile, nemmeno per la Cresta dell’Hornli. La montagna deve essere pronta (leggi in buone condizioni, pulita dalla neve sotto i 4000 metri), ma soprattutto noi dobbiamo essere pronti, allenati per una giornata di 8-9 ore in alta quota dove i minuti di pausa li conti sulle dita di due mani. Helen si è allenata duramente, arrampicando in Snowdonia, lunghe escursioni in montagna, fino a due settimane prima di incontrarci quando ha salito il Polluce e per un soffio non è arrivata in cima alla Punta Dufour. Al suo arrivo a Chamonix le condizioni sul Cervino erano lontane da essere ottimali, ma il ritorno dell’alta pressione e del bel tempo ci faceva ben sperare. Ci siamo preparati sulla Cresta dei Cosmiques, la traversata dell’ Aiguille Crochues sulle Aiguilles Rouges, la traversata dell’ Entreves, poi il vero test sul Dente del Gigante, dove il vento e il freddo non ci hanno dato tregua. Per me era importante vedere come se la cavava sulle corde fisse, ci siamo risparmiati una bella sventolata cominciando a scendere dalla Punta Sella salutando la Madonna con un cenno da li sotto.

Traversata dell’Aguille d’Entreves, gruppo del Monte Bianco.

Le notizie da Zermatt cominciavano ad essere confortanti, la neve si stava sciogliendo col sole caldo ma il bel tempo non sarebbe durato a lungo. Abbiamo saltato quindi il giorno di riposo preventivato a metà settimana per spostarci subito a Zermatt e tentare la vetta nel nostro sesto giorno.
Il rifugio Hornli era affollato ma non troppo, a me piace la bagarre delle 4 e 50 del mattino, mi ricorda quando andavo ai concerti metal e in mezzo alla folla spingevo per essere nelle prime file. Qui  per fortuna la spremuta dura quei pochi metri fino alla porta del rifugio, una volta fuori quello è il tuo posto, non si supera più. Alla prima corda fissa l’adrenalina scorre a palla, le guide salgono veloci come lupi famelici e tra i clienti c’è chi cavalca l’onda alla grande e chi arranca e già comincia a bruciarsi il cervello.
Finiscono le prime fisse e si tira il fiato, ma solo per poco, non c’è tempo di fermarsi, se hai il fiatone “riprendi il possesso del tuo corpo” dico sempre al mio compagno, e lo ripeto anche ad Helen, un pò stressata dai ritmi brutali della partenza. Arriviamo sotto la Solvay con la luce del sole, siamo in piena tabella di marcia, aspiro un Twix e  passo l’altro ad Helen, un goccio di the e via andare, qui è il momento di superare qualche cordata tappo sulle placche Moseley. La vetta si fa più vicina, tiriamo ancora oltre la Spalla per mettere i ramponi solo all’inizio delle corde fisse finali. Le prime guide sono già in discesa, sulle corde si pompa bene, soprattutto su quella ripida con la scaletta a catenella.

Scalando la cresta dell’Hornli sul Cervino. Sulla Spalla.

Sopra il tetto, c’è il pendio di neve, qualche zig zag ben marcato sulla neve dura ci porta in poco tempo da San Bernardo, in due ore spaccate dalla Solvay siamo in punta al Cervino. Bravissima Helen! Il tempo di qualche foto, di realizzare che il sogno si è avverato, ma solo a metà. Perché bisogna scendere da questa montagna, e ci metteremo come sempre poco più della salita. La fatica si fa sentire già prima della Solvay, qui facciamo una bella pausa, e poi giù. Calate, disarrampicata, “dai andiamo avanti” continuo a dirle, “un goccio di Coca adesso che ti da un pò di energia”. Il rifugio Hornli è lì sotto, ma rimane sempre così distante! Solo alla passeggiatina prima della corda fissa della sveglia sai di avercela fatta per davvero.

Questo è scalare il Cervino per la cresta dell’Hornli, secondo me. Complimenti ancora Helen!