Dopo tante giornate “mangia e bevi” sulle piste delle Dolomiti, finalmente è arrivata per me una bella boccata di ossigeno e di sci vero in Arlberg. Chi non conosce l’Arlberg, il paradiso del freeride in Austria, dove tutta la polvere di una nevicata sparisce in una manciata di ore. C’è così tanto terreno a vista, eppure a migliaia si precipitano a Zurs, St Anton e Lech per il powder day, cercando di guadagnarsi un breve momento di gloria (portando la pelle a casa, si spera).
E’ passata una buona settimana dall’ultima nevicata, il bel tempo si è portato anche un vento fastidioso, e ce ne accorgiamo subito lungo la nostra prima discesa, dal Maroikopfe giù a Langen. Neve ventata e difficile, grandi valanghe un pò ovunque (qualcuna sganciata dall’elicottero, molte causate da quel brutto strato di neve vecchia che purtroppo è sempre in agguato in inverni secchi come questo).
Ci risolleviamo il morale sulla via del ritorno a Zurs, con una bella prima traccia dalla cima del Valluga. Il canale ovest è stranamente ancora vergine, e la neve lungo la Pazueltal molto divertente. Dopo cena è ora di tirare fuori la cartina della zona e cominciare a capire dove poter trovare qualcosa di interessante da sciare.
La mattina seguente parte male, una stupidissima gara, la “Weisse Ring” ci preclude la salita alla Madloch. Cazzo facciamo adesso? Un giro giù dalla Schindlerspitze sul tritato ci risveglia un pò le gambe, le pelli in zaino ce le abbiamo, 400 metri di dislivello in su, sono sempre meglio di niente. E qui arriva il primo regalo, perché raggiunta la cima del Mitterkarspitze, mi sporgo dalla cresta e vedo un canale, vergine, e anche le lenti del mio binocolo mi confermano che potrebbe essere proprio un’ottima via d’uscita. Con gli sci “a baguette” sullo zaino prendiamo il cavo della ferrata per pochi metri fino alla forcella del drop in, entriamo delicatamente derapando, le prime curve strette sono controllate e poi diamo gas fino in fondo. L’uscita lungo la Malfontal è sempre bella, il rientro a St Anton è comodo seduti sul bus, l’ultima corsa dell’Alpe Rauz l’abbiamo persa, ma il sorriso quello c’è, la giornata è stata super.
L’ultimo giorno c’è anche Pietro (l’uomo è sempre esigente) vediamo se anche oggi la ciambella riesce col buco o pesteremo una…neve brutta. La Madlochbahn è aperta, polvere ce n’è ancora sotto la Roggalspitze. È di nuovo il momento di mettere le pelli, ci portiamo allo Stierloch, abbandoniamo il seminato e saliamo il ripido pendio che dovrebbe portarci in cima all’ Unterer Schafberg. Un camoscio un pò sopra di noi tira su il muso ogni tanto per vedere come ce la caviamo tra sottili strati di neve dubbi, roccette e zolle d’erba, il passo chiave ci fa ravanare tutti quanti (Giovanni, il più elegante, ha vinto il premio del Camoscio d’Oro, avanza una forma di brie alla prossima uscita). Qualcuno giù in fondo ci sta inseguendo, al passo chiave li osservo in fondo che tentennano quanto noi, poi proseguono perché noi che siamo in testa andiamo avanti, ovviamente.
Alla fine sono 500 metri spicci ad arrivare in cima, sulle gambe poco allenate alla salita e molto ai piatti gourmet dolomitici pesano come il classico millino. Gli inseguitori stanno bassi e puntano direttamente alla forcella che da accesso alla discesa lungo la Schneetal, noi che siamo in cima abbiamo un gran vantaggio. Da qui possiamo ammirare uno splendido pendio ripido che ci riporterebbe in picchiata continua in fondo allo Stierloch. Binocolo: ok. Via le pelli, andiamo, ho bisogno di andare a vedere da vicino. Il vento fastidioso della cima non c’è qui in forcella dove parte la nostra bomba, la neve sembra perfetta al mio occhio più o meno esperto. “Pausa panino,dai!” No! Non ho fame, devo andare, dobbiamo andare, muovetevi e ingozzatevi che scendiamo. Chi sta sciando in fondo alla valle ormai triturata dai passaggi si deve per forza fermare, forse li abbiamo disturbati con le nostre grida di battaglia? La discesa sarà memorabile, tanto quanto il pranzo e la birra da Rud a Lech.
Grazie ai miei compagni di avventura, dei veri followers (non come quelli dei social networks) che sono disposti a seguirmi sempre, nonostante io e i miei cambi di programma last minute (generati da scoperte quanto mai azzardate…o forse solo più entusiasmanti?) siamo causa di stress. Un pò di bagno turco, sauna, lauta cena e passa tutto, vero ragazzi?
E’ stato bello, peccato sia durato poco. Ma ora posso tornare, rigenerato, al “mangia e bevi” dolomitico.
- Maroikopfe. Freeride a Stuben,Arlberg.
- Maroikopfe. Freeride a Stuben,Arlberg.
- Valluga Ovest. Freeride a St Anton, Arlberg.
- Valluga Ovest. Freeride a St Anton, Arlberg.
- Valluga Ovest. Freeride a St Anton, Arlberg.
- Valluga Ovest. Freeride a St Anton, Arlberg.
- Schindlerspitze, freeride a St Anton, Arlberg.
- E’ ora di mettere le pelli, sullo sfondo il bel pendio del Kleine Sulzspitze. Mitterkarscharte, sci ripido a St Anton.
- Ultima, grande discesa polverosa. Freeride tra Zurs e Lech.
- Mitterkarspitze, sci ripido a St Anton.
- Scendendo alla Mitterkarscharte, sci ripido a St Anton.
- Mittelkarscharte, sci ripido a St Anton.
- Mittelkarscharte, sci ripido a St Anton.
- Mittelkarscharte, sci ripido a St Anton.
- Mittelkarscharte, sci ripido a St Anton.
- Mittelkarscharte, sci ripido a St Anton.
- Mittelkarscharte, sci ripido a St Anton.
- Mittelkarscharte, sci ripido a St Anton.
- Mittelkarscharte, sci ripido a St Anton.
- Polvere sotto la Roggalspitze. Freeride a Zurs, Arlberg.
- Verso lo Stierloch, sci alpinismo a Zurs, Arlberg.
- Unterer Schafberg. Sci alpinismo a Zurs, Arlberg.
- Unterer Schafberg. Sci alpinismo a Zurs, Arlberg.
- Unterer Schafberg. Sci alpinismo a Zurs, Arlberg.
- Stierloch, la classica discesa di freeride tra Zurs e Lech. Arlberg.
- Ammirando il nostro pendio di discesa. Sci ripido tra Zurs e Lech.
- Ultima, grande discesa polverosa. Freeride tra Zurs e Lech.
- Ultima, grande discesa polverosa. Freeride tra Zurs e Lech.
- Ultima, grande discesa polverosa. Freeride tra Zurs e Lech.