La parete est del Catinaccio con il tracciato della Dimai.

La parete est del Catinaccio con il tracciato della Dimai.

Continua la nostra esplorazione sulle salite più belle della guida alpina ampezzana Antonio Dimai “Deo” nel 150esimo anniversario della sua nascita. Questa volta siamo nel gruppo del Catinaccio, dove Tone “Deo”, insieme ad un’altra grande guida fassana, Luigi Rizzi, ha accompagnato i suoi clienti inglesi Raynor e Phillimore per una prima sulla bellissima parete Est del Catinaccio nel 1896, ben 120 anni fa. Partendo da Gardeccia, si segue la strada sterrata fino a 10 minuti dal Rifugio Vajolet per poi imboccare un sentiero che va verso il Passo delle Cigolade. In poco meno di un’ora dal punto di partenza ci si trova a un centinaio di metri di distanza dal paretone della Est del Catinaccio, che impressiona per la sua verticalità. I miei occhi corrono su quel sistema di ripide fessure che salgono verticali fin quasi in cima, una linea splendida salita da Steger nel 1929 che ho avuto l’occasione di ripetere una decina di anni fa. Oggi sono qui di nuovo per ripetere la “prima” della parete, un itinerario di importanza storica che non è mai stato così frequentato tanto quanto la vicina Kiene, gli alpinisti di lingua tedesca l’hanno da sempre preferita rispetto alla salita di Dimai. Di questo te ne rendi subito conto, se hai un pò di tatto, salendo i tiri della via, le tracce di passaggio sulla roccia sono davvero minime.
Un vero peccato, perché questa linea assolutamente logica (non capisco come qualcuno possa dire che sia facile perdere l’itinerario in basso) offre una arrampicata nel complesso facile nella prima parte, alternata da tratti verticali e tecnici sul IV grado che fanno tenere alta l’attenzione.

Sul camino della Cotoletta. Via Dimai al Catinaccio.

Sul camino della Cotoletta. Via Dimai al Catinaccio.

Arrivati sotto la Cotoletta, quel pilastro di roccia dorato che si stacca dalla parete sotto il grande catino, la via si impenna e con un bel tiro si entra nel tratto chiave e tecnico della via, dove si arrampica per tre tiri di corda il camino all’ombra. Qui l’arrampicata è davvero impegnativa per il suo grado (IV+ massimo, qualcuno dice un passo di V-), la tecnica di camino è quella classica dove si sale a gambe divaricate, poi con la schiena su un lato, poi sull’altro..sarà stata la roccia molto fredda forse, ma personalmente ho trovato i tratti con le strozzature assolutamente non banali. Ogni volta che penso ai primi salitori, 120 anni fa con la corda di canapa, senza chiodi né friends, senza scarpette con suola liscia (io stesso mi impongo di non metterle su queste vie per rispetto verso di loro), rimango sempre impressionato dal loro coraggio e soprattutto dal talento e capacità che dimostravano.
Una volta usciti dalla Cotoletta si raggiunge il catino sotto la cima del Catinaccio, dove le difficoltà maggiori sono finite ma si arrampica su terreno abbastanza ripido, sul II grado e con la roccia non sempre solida. L’uscita sulla cresta sommitale con la luce pomeridiana di ottobre è stata molto suggestiva per noi, arrivati in cima abbiamo goduto del silenzio totale che ci ha accompagnato lungo tutta la giornata.
La discesa dalla cima necessita ancora di un pò d’attenzione, qualche chiazza di neve ghiacciata nelle zone d’ombra ci fa ricordare che l’inverno è alle porte. Speriamo di avere ancora qualche bella giornata di sole in Dolomiti per le ultime arrampicate, prima di tirare fuori gli sci.