di Giovanni Pillitteri.
“Prima Ascensione”
Talvolta
Salendo a pie’ delle pareti
Vedo disegnarsi
Lungo i pilastri e le fessure
Lungo le cenge e gli spigoli
Una linea sinuosa
Che mi invita verso l’alto.
Una via si e’ palesata,
io la seguo fiducioso.
Non e’ l’orgoglio
di essere stato il primo
e’ la soddisfazione
di avere tracciato una via
come la montagna volva
1975 – Reinhold Messner
Second Torre del Sella – Reinhold e Gunther Messner, 1968.
In verità non ricordo esattamente come abbiamo deciso. Ho suggerito la via ad Alberto più per scherzo, senza essere pienamente consapevole di che cosa stavo veramente chiedendo.
Ci incontrammo relativamente presto quella mattina, verso le 6:15am. Le previsioni davano tempo instabile nel tardo pomeriggio e avevamo bisogno di una via non estremamente lunga per essere sicuri di essere fuori dalle difficoltà prima dei temporali.
Una volta salito in macchina Alberto mi disse: “Andiamo alle torri del Sella. C’è così tanto e così tante opzioni”. Aprii la guida di Bernardi e sfogliando le pagine mi cadde l’occhio sulla via di Reinhold e Gunther Messner sulla facciata nord della seconda torre del Sella. Spiritosamente dissi ad Alberto: “Che ne dici di questa via di Messner?”. Mi rispose immediatamente: “Hey, quella si che è un’ottima scelta. Sono veramente carico, andiamoci!”.

Giovanni, occhi spalancati mentre mi fa sicura dalla nicchia della seconda sosta. Messner, Seconda Torre del Sella.
Passai 15 minuti a cercare di convincere Alberto a non andarci inventandomi ogni sorta di scusa e proponendo ogni sorta di via alternativa. Nel frattempo dentro di me mi insultavo pesantemente per avere suggerito quella via. Niente da fare, Alberto aveva deciso: “Senti andiamo a vederla, se poi è troppo difficile ci caliamo e ce ne andiamo”. Per il resto del viaggio in macchina rimasi per lunghi periodi zitto cercando di rilassarmi e non pensare troppo a quel grado della via (VI-) che mi intimoriva tanto.
Per la maggior parte delle persone, Messner è famoso per essere stato il primo uomo a scalare tutte le montagne del mondo sopra gli 8000 metri. Tuttavia, prima delle sue avventure ad alta quota negli anni 70’ and 80’, Messner fu uno dei più prolifici rocciatori nelle Dolomiti. Le sue vie nella regione, la maggioranza delle quali aperte durante la fine degli anni 60’, sono tutte diventate “leggendarie”. Mi spingo a dire che non si può apprezzare appieno la portata dei successi di Messner senza provare una delle sue vie.
Arrivammo al passo Sella. Le quattro torri del Sella si stagliavano verso il cielo già blu. Come i bastioni di un castello immaginario, le torri sembrano difendere il massiccio del Sella da ogni possibile incursore. Era una fresca e frizzante mattina estiva. Le temperature erano calate nella notte e, anche se avevo due strati di vestiti sopra avevo ancora freddo. Un caffè veloce al rifugio locale e poi l’avvicinamento.

Verso la parete nord della Seconda Torre del Sella, sullo sfondo il gruppo del Sassolungo.
Il sole dalla parte nord non era ancora pienamente sorto, e le luci del mattino avveno un caratteristico colore argentato senza troppi contrasti. La posizione della via sul lato nord aumenta certamente le difficoltà. La roccia era fredda e scura. Guardandola mi sembrava mi dicesse: “Vattene, vattene a casa e lasciami stare. Io qui non ti voglio proprio”.
Arrivammo all’attacco. Guardai in alto e il mio sguardo cominciò a fissare il primo diedro. Tra me e me pensai: “Diamine! Quello mi sembra veramente difficile”.

La parete nord della seconda Torre del Sella. Via Messner.
Una volta a casa lessi che Reinhold Messner, nel resoconto della sua prima salita con suo fratello Gunther, riportò che Gunther in verità non voleva proprio scalare e pensò di non “dare corda” a suo fratello per impedirgli di proseguire. Mentre Alberto saliva i primi dieci metri ebbi veramente lo stesso pensiero: “Adesso blocco la corda sul mio secchiello e non gli do più corda. Poi mi invento che si è rotto tutto così è obbligato a scendere”. Ma alla fine ovviamente non lo feci, e qualche minuto più tardi Alberto mi gridò: “Libera pure, Gio’”.
Era il mio turno. “Calma e gesso, posso farcela…!”. Mi avvicinai guardingo alla parete. Misi una mano nella prima fessura. Mossi un piede su. Ero più o meno a un metro da terra: “E’ veramente più dura di quello che pensassi”, dissi tra me e me. “Non vedo niente, nessun appiglio. Assolutamente niente”. I primi quattro movimenti che mi spinsero più o meno a 3 metri da terra furono una vera sberla in faccia. Erano stati veramente difficili e mi avevano abbattuto il morale. “Ce la farò mai?” mi chiesi. Istintivamente mi risposi: “Taci e dimenticati di questi tre metri, stai bello concentrato ora sul prossimo movimento. Concentrati!”
Completamente senza fiato arrivai alla sosta del primo tiro. Tutto il mio corpo tremava per lo sforzo. Alberto, che oramai mi conosce bene e conosce i miei stati d’animo, non mi diede il tempo nemmeno di dire una parola. Infilò la corda nel mio secchiello e incominciò’ subito la seconda lunghezza. Prima di lasciarmi mi disse: “Gio’, ricordati che Messner ha fatto questa via con scarponi da montagna, non scarpette da arrampicata. Quindi se ti trovi a mettere un piede su qualcosa di piccolo sei fuori strada. Stai facendo qualcosa di sbagliato. Ricordati semplicemente: scarponi da montagna!”.
La chiave di volta e di lettura di tutta la scalata è esattamente questa. Partii per il secondo tiro e mi ripetei in testa: “Scarponi da montagna, Gio’, scarponi…”. Il secondo tiro parte con un traverso molto delicato. Non si può cadere su un traverso, bisogna semplicemente farlo. Fissai la placca di roccia. “Tutto mi sembra così dannatamente piccolo qui”.

Giovanni sul difficile secondo tiro della Messner alla Seconda Torre del Sella.
“Dove sarebbero i grossi appigli?!”. La luce argentata della facciata nord della torre del Sella combinata con il colore della roccia grigio scuro e la conformazione a placca nasconde tutte le prese ovvie molto molto bene. E ‘come un passo di fede, o come un esercizio di “lettura brail”. Toccai la parate, le dita delle mie mani disperatamente affamate per un appiglio. Prima qui. Poi la…assolutamente niente.

Giovanni in sosta sulla grande clessidra a metà parete. Messner, Seconda Torre del Sella.
Dopo un po’ di tentativi: “Eccone qua una! E’ grande, confortevole e sicura. La uso”. Un passo dopo l’altro e il traverso è fatto. Con un tiro continuo e sostenuto, arrivai alla sosta. La sosta era in una piccola grotta umida. C’è una mia immagine che guarda Alberto partire per il terzo tiro all’interno di quella piccola grotta. Con gli occhi spalancati, la mia faccia è un misto di totale stupore e paura per dove eravamo. Da quel punto in avanti la via diventa estremamente verticale e a tratti strapiombante. Guardai Alberto che sembrava volare verso il cielo sopra di me. Lo seguii. Il mio corpo di un tratto iniziò ad adattarsi all’ambiente, e anche se i movimenti erano tutti duri, sentii che anche io stavo incominciando a volare. Un appoggio alla volta, un appiglio alla volta. Un maniglione qui, tutte le due mani sopra, scambia i piedi, un altro maniglione. In tre tiri e la parte tecnica era fatta. Guardai in basso e mi chiesi: “Come diamine ho fatto a farla…”. Ero completamente in estasi. Avevo completato la mia prima via di Messner. Certamente non la più dura, ma comunque uno dei suoi capolavori – una meravigliosa pittura su roccia completata durante un periodo in cui i materiali non sono nemmeno minimamente comparabili a quello a nostra disposizione oggi.

All’uscita dell’ultimo tiro difficile, Giovanni può finalmente esultare. Messner, Seconda Torre del Sella.
Ritornammo alla macchina. Mi resi conto di avere differente visione delle Dolomiti, della importanza storica delle vie di Messner nell’alpinismo moderno. Ma soprattutto mi resi conto di avere una differente visione di me stesso. Questa volta ce l’avevo fatta. Messner racconta in una delle sue interviste: “L’alpinismo non è assenza di paura. Ma è come uno controlla le proprie paure e si gestisce in quelle situazioni”. Oggi posso dire che se riesci ad arrivare ad uno stato mentale in cui, anche se con paura, sei capace di rilassarti e guardare al problema in modo metodico, il tuo corpo e’ capace di fare cose che proprio non riusciresti mai ad immaginarti.
QUALCHE NOTA SULLA MESSNER ALLA SECONDA TORRE DEL SELLA
La via Messner alla Seconda Torre del Sella è un vero capolavoro di arrampicata libera, una delle arrampicate più belle di tutte le Dolomiti. Aperta da Reinhold e Gunther Messner nell’agosto del 1968 con scarponi rigidi,una manciata di chiodi e fettucce, Era una delle prime che affrontava una parete aperta e difficile con un limitato uso di attrezzatura e senza chiodi a pressione, solo in arrampicata libera. La linea di salita segue una sequenza di brevi fessure, e placche lavorate con buchi di piccole – medie dimensioni, lungo una parete verticale e a tratti strapiombante. Gradata inizialmente di VI- (ricordiamo che la scala dei gradi era ancora chiusa) oggi qualcuno la può trovare più difficile, ma si tende a rispettare le difficoltà originali anche per motivi storici. Una chiara lettura della roccia è fondamentale per non incontrare difficoltà ben superiori, soprattutto nel secondo tiro. Sulla via si trovano chiodi e cordini nei punti principali, le soste sono tutte attrezzate a chiodi ma consiglio sempre di rinforzarle quando e dove necessario. E’ una via relativamente breve, il tempo richiesto va dalle 3 alle 5 ore (in apertura i fratelli Messner impiegarono solo 3 ore e mezza), per una cordata veloce è possibile combinarla con un’altra salita nello stesso giorno, tipo la Vinatzer – Riffesser al Piz Ciavazes. Trovate uno schizzo e breve relazione della via, insieme a qualche immagine qui sotto sulla galleria.
- Schizzo e breve relazione della via Messner alla Seconda Torre del Sella.
- Via Messner, Seconda Torre del Sella.
- Via Messner, Seconda Torre del Sella.
- Via Messner, Seconda Torre del Sella. Secondo tiro.
- Via Messner, Seconda Torre del Sella. Secondo tiro.
- Via Messner, Seconda Torre del Sella. Secondo tiro.
- Via Messner, Seconda Torre del Sella. Secondo tiro.
- Via Messner, Seconda Torre del Sella. Terzo tiro.
- Via Messner, Seconda Torre del Sella. Terzo tiro.
- Via Messner, Seconda Torre del Sella. Quarto tiro.
- Via Messner, Seconda Torre del Sella. Quarto tiro.
- Via Messner, Seconda Torre del Sella. Ultimo tiro.
- Via Messner, Seconda Torre del Sella. Pronti per la discesa.