L’idea di salire in cima al Cervino con Graham è nata sull’onda dell’entusiasmo e del bel tempo, forse anche per un eccesso di alta quota che mi ha dato alla testa! Ho fatto di tutto per scendere dal rifugio Gouter il prima possibile, mettermi in macchina verso la Svizzera e raggiungere Graham poco dopo Visp. Che corsa verso il treno da Tasch per Zermatt, un fischio al primo taxi elettrico per raggiungere gli impianti del Matterhorn Paradise e con un sospiro di sollievo ci siamo infilati negli ultimi ovetti che salgono a Schwarzsee.
Lungo il sentiero per il rifugio Hornli siamo saliti così forte che ho avuto tutto il tempo per riposarmi e prendere l’aperitivo con le altre guide, e scoprire chi sarebbe stato il primo ad uscire dal rifugio l’indomani. Faceva caldo al rifugio, anche fuori, il mio socio in un mix di incredulità ed emozione per essere qui.

Salendo al rifugio Hornli. Cervino.

Ogni volta che salgo la cresta dell’Hornli scopro qualche nuovo trucco, dove poter recuperare minuti preziosi in salita e discesa, questa volta ho anche imparato che è importante mettere i ramponi in zaino la sera prima, e non accorgersi di averli lasciati in rifugio quando sei già a 4250 metri. Ma questa è un’altra storia, comunque a lieto fine.

Le prime luci sul gruppo del Monte Rosa.

In alto, sulla cresta dell’Hornli.

Complimenti a Graham per aver centrato l’obiettivo, non ci avremmo mai scommesso un pò di mesi prima per colpa di qualche infortunio. E invece, la traversata dall’Allalinhorn all’Alphubel di qualche giorno prima ha svelato una ottima forma fisica e tutto è filato liscio sul Cervino, una delle montagne più famose del pianeta.
Quanto a me, non è restato altro che prepararmi mentalmente e fisicamente alla parte più pericolosa di queste trasferte, il viaggio di rientro verso casa.