Siamo sinceri, non è l’estate giusta per girare nei ghiacciai delle Alpi, un pò come nel 2003. L’inverno generalmente secco da Ovest a Est, poi a giugno si moriva già dal caldo con lo zero termico oltre i 5000 metri, la neve è sparita sotto i 3000 metri e sono spuntati crepacci enormi un pò dappertutto, una situazione nel complesso critica per chi vive di alpinismo e alta montagna d’estate.
A fine luglio il programma prevedeva un tour nel Berner Oberland per salire i classici 4000, Monch, Jungfrau e Finsteraarhorn. Il meteo non era dei migliori, ha addirittura nevicato la prima mattina quando le previsioni davano cielo sereno, e nella discesa lungo l’Aletschgletscher un temporale ci ha inzuppato fino alle ossa. A farla breve, siamo durati 2 giorni e al terzo siamo risaliti fino allo Jungfraujoch.

L’Almagellerhutte e il Dri Hornlini alle spalle.

Nel resto della settimana dovevamo concludere qualcosa di interessante, ci siamo quindi spostati nel Vallese. Da Saas Almageller siamo saliti al Almagellerhutte, un rifugio bellissimo e gestito con passione, un punto di riferimento per chi vuole arrampicare sul Dri Hornlini o sulla cresta del Portjengrat in vista di obiettivi più ambiziosi, e molto frequentato dagli alpinisti che vogliono salire in cima al Weissmies per la facile e classica cresta sud.
In una bellissima mattinata di sole abbiamo traversato il Dri Hornlini, arrampicando lungo cresta ovest, una scalata su ottimo gneiss fino al III+, che se affrontata con gli scarponi da montagna è un ottimo allenamento in vista, per esempio, di una futura scalata del Cervino. Si affronta un pò di tutto, placche fessure, molte traversate e tratti in discesa ripidi e molto esposti, e una breve calata in corda doppia. Il rientro è comodo su sentiero, in genere bisogna calcolare 5-6 ore da rifugio a rifugio.

Dri Hornlini cresta Ovest.

L’ultimo giorno abbiamo arrampicato sulla facile cresta sud del Weissmiess fino in cima, per poi scendere lungo la normale verso Hohsaas. Non abbiamo trovato belle condizioni, neve dura in alto e un paio di crepacci enormi con ponti di neve molto precari (al momento ci sono delle scale di legno) richiedevano assoluta concentrazione.
Morale della favola, meglio stare attaccati alla roccia fino a fine stagione, sempre che anche questa non crolli. Qui sotto una selezione di immagini. Alla prossima!