Nelle prime due settimane di luglio ho avuto l’occasione di scalare delle grandi classiche di media difficoltà delle Dolomiti. Con Giovanni l’anno scorso ci eravamo salutati dopo aver salito la parete sud della Tofana di Rozes,  quest’anno abbiamo inaugurato la nostra stagione con la Adang al Sas Ciampac, la gran classica della Val Badia e del gruppo del Puez. La via è abbastanza lunga, offre una arrampicata esposta, divertente e su bella roccia, e presenta all’ultimo tiro un diedro fessura per nulla banale.

Sul tiro finale della Adang al Sas Ciampac.

Sul tiro finale della Adang al Sas Ciampac.

Ci siamo poi spostati alle Tre Cime di Lavaredo, e sulla Cima Piccola abbiamo salito la classica della parete Nord, la Helversen. Dopo una prima parte su camini classici e lunghi tratti discontinui della via Innerkofler  si arriva alla forcella tra la Frida e la Piccola, e ci si trova davanti la bella parete nord della Piccola. L’arrampicata è qui molto esposta e la parete è ricca di appigli e appoggi, alle soste ci si impressiona guardando le cordate sullo Spigolo Dibona (e ancora mi impressiona il fatto di esserci andato con Giovanni lo scorso anno come sua quarta via in Dolomiti).

Parete Nord della Cima Piccola di Lavaredo. Via Helversen.

Parete Nord della Cima Piccola di Lavaredo. Via Helversen.

A questo punto ci sentivamo pronti per affrontare il vione dell’anno, la Pichl al Sassolungo. L’appuntamento è alle 3.30, piove e arrivati al Passo Sella è ancora tutto bagnato sebbene la giornata si sveglia serena. Dirottiamo sulla normale al Sassolungo, un grande sogno di gioventù di Giovanni, che nonostante la facile arrampicata regala le vere emozioni di un viaggio all’interno di una grande montagna.

Sulla Cengia dei Fassani. Via Normale al Sassolungo.

Sulla Cengia dei Fassani. Via Normale al Sassolungo.

Il giorno del mio compleanno lo passiamo alle Cinque Torri, dove ho finalmente l’occasione di salire qualche classica che ancora mi mancava. La Dibona alla Torre Romana è una via impegnativa per il suo grado, un diedro fessurato dove è necessaria una tecnica molto buona di camino e fessura, una vera lezione di arrampicata di altri tempi che è bene sempre rinfrescare se si è appassionati di vie classiche. La roccia è molto bella e compatta, la via è da salire preferibilmente in giornate calde e non glaciali come nel nostro caso. Scesi in doppia a sud siamo corsi a scaldarci le ossa sulla Miriam (bravo Giovanni per aver sfatato la barriera psicologica del V grado!) e dopo pranzo abbiamo chiuso con la via Armida sulla Cima Ovest della Torre Grande, una via che non avevo ancora fatto e che presenta un terzo tiro molto difficile (un bel VI grado) su placca compatta. L’unico peccato è che stona con l’omogeneità degli altri tiri che non superano il IV/IV+

Alle Cinque Torri, dopo aver salito la Via Armida.

Alle Cinque Torri, dopo aver salito la Via Armida.

Non potevamo chiudere la nostra stagione dolomitica senza salire una grande parete. Devo ringraziare per la grande idea un altro Giovanni che si è unito a noi, ovvero la Dimai-Eotvoss sulla parete Sud della Punta Grohmann. Questa via storica di cento anni fa è un altro capolavoro della guida ampezzana Antonio Dimai, un itinerario di una bellezza, armonia e logica che vanno al di là della mera difficoltà tecnica. Liquidare questa salita dicendo “una bella arrampicata di III-IV grado” non renderebbe giustizia alla vera Avventura che si vive in questa parete. Di sicuro non si fa la coda sulla Grohmann, l’itinerario è da ricercare bene nella prima parte, la roccia è bellissima e il tiro chiave, la “Menschenfalle” o “Trappola Umana” (Walter Pause nella sua guida storica “100 Arrampicate Classiche” la chiama Traversata degli Angeli) è un piccolo capolavoro della storia di arrampicata in Dolomiti. Una stretta rampa ascendente dove si cerca l’equilibrio più con i piedi che aggrappandosi sulla roccia con le mani. Dall’altopiano della cima il panorama è splendido, c’è tempo per recuperare le energie prima di scendere per la via normale, che se non si conosce è in puro stile Sassolungo: corda corta, disarrampicata e corde doppie. Non ci si rilassa finché non si è coi piedi sul sentiero che scende da Forcella Demetz fino al parcheggio della ovovia. Questa via di Antonio Dimai alla Punta Grohmann è una salita, o meglio una Avventura da non perdere se siete dei veri amanti delle arrampicate classiche.

 

Menschenfalle, la Trappola Umana. Dimai alla Punta Grohmann.

Menschenfalle, la Trappola Umana. Dimai alla Punta Grohmann.

Qui sotto avete altre foto di queste salite, nel prossimo appuntamento vi racconterò delle mie due settimane tra Francia e Svizzera, dove siamo saliti in cima alla Weissmiess, Polluce, Breithorn e Cervino. A presto!