Sono passati 10 giorni da quando l’alta pressione estiva è entrata in Dolomiti, e le giornate si susseguono splendide, con i tipici temporali sparsi dalle ore centrali. Molto importante partire presto al mattino, in particolare per chi deve affrontare itinerari impegnativi (scalate, vie ferrate…).
Nonostante il gran caldo, le pareti più all’ombra sono ancora bagnate e certe grandi classiche non sono ancora percorribili (nord cima grande di Lavaredo, nord-ovest del Civetta solo per citare le principiali pareti).
Negli ultimi giorni ho ripetuto qualche bella via in Dolomiti al sole, che ci ha scaldato le ossa dopo un freddo inverno e primavera sugli sci. Di seguito troverete qualche commento e foto.

Col dei Bos, Gaudeamus.

Sul tiro chiave di Gaudeamus, Col dei Bos.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una bella via di qualche anno fa aperta a spit dal collega ampezzano Mario Dibona Moro. I gradi non sono elevati (max. VI-), i tiri sono lunghi nella prima parte e su placche bellissime. Chiodatura non proprio “plaisir”, sui gradi facili bisogna a volte intuire l’itinerario perché i chiodi sono spesso lontani. Il settimo tiro sale lungo un bel diedro fessurato ed è splendido.
Al nono tiro l’itinerario si ricollega alla classica via “Ada”, prima del tiro con il caratteristico chiodone per i piedi su muretto verticale.
Le soste di Gaudeamus sono ad un fix con anello, consiglio un friend Camalot #1 per proteggere meglio il passo del tiro chiave in traverso (quarto tiro). Altro materiale non è indispensabile, ricordate però che la “Ada” è una classica ed ha diverse clessidre e qualche chiodo cementato lungo la via. Per lo schizzo clickate qui

Micheluzzi + Variante Buhl, Piz Ciavazes

Splendida arrampicata in diedro sulla Buhl, Piz Ciavazes.

Una super classica del Piz Ciavazes, la variante aperta da Buhl più di 60 anni fa regala una scalata di classe ci fa ricordare il grandissimo livello del fuoriclasse austriaco. Soste a spit, naturalmente un pò lucida ma merita di essere ripetuta. Personalmente trovo più impegnativo il primo tiro della variante che l’ultimo in diedro, che con un pò di tecnica si risolve senza grosse fatiche.

Spigolo Giallo, Cima Piccola di Lavaredo.

Lungo il tiro chiave dello Spigolo Giallo, Lavaredo.

Altra classica di VI grado, una linea splendida aperta da Emilio Comici e soci nel 1933 che ho sempre ammirato dal sentiero e finalmente ho avuto occasione di percorrerla. Una salita subito atletica, le rampe mediane si scalano velocemente e gli altri tiri difficili sono splendidi, in particolare il diedro chiave. Non capisco perché qualcuno abbia smartellato i tasselli di fix alle soste, su una classica strafrequentata, dove i chiodi di sosta non sono a volte rassicuranti.
Paragonata alla variante Buhl, trovo quest’ultima più impegnativa tecnicamente (è un buon banco di prova) ma lo Spigolo Giallo presenta molti tratti anche da non sottovalutare e non molto chiodati (o con chiodi vecchi). Un piccolo appunto, i primi 2 tiri (un pò lucidi ma nulla di drammatico, siamo sempre sul V grado) possono essere uniti con uno unico di quasi 60 metri.

Costantini-Ghedina al Pilastro di Rozes.

Secondo traverso della Costantini Ghedina al Pilastro di Rozes.

Una bella classica del Pilastro, conosciuta anche come “Secondo Spigolo”, piuttosto lunga e caratterizzata da 3 traversate esposte, di cui l’ultima è molto spettacolare. Anche qui stessa musica dello Spigolo Giallo, in qualche sosta che necessita di rinforzo c’è un tassello di fix smartellato..
Trovo splendida una variante al tiro del diedro bianco, che forse potrebbe essere il tiro chiave. Anche il traverso sui gialli offre una bella variante più difficile.
La seconda metà offre ancora una bella scalata su roccia più articolata, in particolare sui primi tiri dopo il traverso giallo, dove bisogna guardare sempre bene e cercare “il facile nel difficile”.
Quanto alla discesa dal Pilastro di Rozes, ricordo che circa un anno fa c’è stata una frana che ha interessato una cengia utilizzata come discesa dalle vie del Primo Spigolo e dal Pilastro per raggiungere il Rifugio Giussani e poi il Dibona. Ora questo sentiero è stato ripristinato (ci sono anche degli spit su qualche tratto esposto), ma è comunque consigliata la discesa alternativa per punta Marietta, ora ben segnalata con bolli rossi, oppure una cengia già utilizzata nella Grande Guerra (ci sono dei resti ancora visibili) che porta alla forcella tra punta Marietta e la “Punta senza Nome”. Quest’ultimo percorso è a tratti molto esposto e va affrontato con attenzione. Arrivati sul versante nord della Tofana di Rozes la discesa al Rifugio Giussani è veloce e divertente su ghiaie morbide.
Clickando su questa foto potete vedere una selezione di tutte le foto di queste salite. Se cercate una guida alpina per salire queste ed altre vie, non esitate a contattarmi.
Buona estate a tutti!